domenica 19 dicembre 2010

UNICI

Unici è il titolo del libro che racconta la cavalcata trionfale del Varese di Beppe Sannino. Tre anni (e oltre) sviscerati dalla deliziosa penna di Filippo Brusa che coglie anche le sfumature più nascoste di questa squadra, di questo gruppo di "minatori" che ha scalato tre categorie e che ora si assesta in piena zona play off meritandosi il titolo di squadra rivelazione del campionato di serie B.
Ma è davvero un risultato così inatteso? E' dovuto ad una concomitante serie di eventi positivi o semplicemente è il frutto del lavoro di un allenatore grande quanto umile, sensibile quanto esigente, unico davvero nel suo genere?
Io credo di poter supportare con forza la seconda ipotesi, perchè credo che il lavoro prima o poi porti i frutti sperati.
Solo quest'anno, grazie ad una serie di "fortunate" coincidenze(grazie Felice!!) riesco a seguire più da vicino la realtà biancorossa. Prima ne leggevo le gesta, cercavo di carpire dalle parole degli amici e dei colleghi le emozioni che solo ora posso provare anche io di fronte a questa magica squadra.
Soltanto conoscendo un po' più a fondo l'uomo simbolo (per chi scrive almeno!) di questa metamorfosi posso capire come, da un baco possa nascere una colorata farfalla.
Beppe l'ho conosciuto personalmente solo quest'anno, ospite dello stadio per cui cerco di curare al meglio la comunicazione.
E dopo averlo visto in qualche intervista, dopo averne lette le dichiarazioni sui giornali, dopo averne ascoltate le parole riportate da chi l'ha seguito fin dai primi passi come mister della squadra della città giardino, mi sono resa conto, senza ombra di dubbio, di avere di fronte un grande uomo e un grande tecnico.
Poche le parole scambiate quel giorno, ma molte altre nei giorni seguenti hanno disvelato il carattere forte e deciso di quest'uomo incredibile.
Dovessi collocarlo all'interno del panorama calcistico mondiale potrei vedere in lui la sintesi della tecnica tutta sacchiana nei metodi, della comunicazione che ha reso grande Mourinho di fronte ai media e di quel rapporto familiare che spesso ho visto in Carlo Ancelotti, quel modo inimitabile di porsi con i giocatori, quel rapporto schietto con chiunque si trovi a poter parlare con lui.
Un uomo con valori veri, con sentimenti talmente forti e limpidi che diventa difficile non seguire in ogni sua mossa.
Un motivo ci sarà se parlare di Beppe Sannino equivale a sviscerare emozioni pure.
Affetto, attaccamento, dedizione al lavoro, attenzione ai dettagli, ma soprattutto attenzione al cuore delle persone che lui sembra avere il potere di far palpitare sempre più forte. Beppe riesce a dare la motivazione giusta ai suoi ragazzi, Beppe è l'idolo delle curve, l'uomo che qualsiasi telecamera vorrebbe poter avere di fronte.
E lui rimane in disparte, per lasciare la scena ai suoi ragazzi, quelli che passo dopo passo hanno ricamato sulle loro maglie il loro nome. Quelli che contro tutto e tutti, contro le statistiche, le critiche, le difficoltà sono rimasti in piedi credendo di poter emergere sempre grazie al loro costante e ininterrotto lavoro.
Sono emozionalmente coinvolta, ormai, parlando del Varese. Quello stadio lo sento un po' mio anche se sono e rimango quasi un'estranea. Eppure ogni sabato su quegli spalti, come me ci sono sempre più persone, pronte ad urlare di gioia o a trattenere le lacrime dall'emozione quando quei ragazzi UNICI calcano il campo.
Una favola, quella biancorossa, che sembra non voler mai finire, una favola che io per prima vorrei poter scrivere giornata dopo giornata per poi concluderla con un lieto fine.
Un calcio che ancora regala emozione, al di là dei riflettori. Giocatori che ormai sono riconoscibili ma che ancora si soffermano sui rapporti veri.
Perchè anche questo è Varese, un rapporto intimo tra squadra e tifosi.
Come Buba, pardon, Buzzegoli, che a fine partita entra a salutare tutti per poi partire per le meritate vacanze, con quell'umiltà che vedi nei gesti e quella semplicità che brilla nei suoi occhi.
Questo è il miracolo del Varese, il gruppo che sempre più sembra una grande famiglia, dove chi cade sa che ci sarà una mano tesa pronta a risollevarlo.
Sono innamorata di questa realtà, sono commossa nel vedere che i valori del calcio in cui credo esistono ancora.
Mi sento fortunata nel partecipare, anche se in disparte, a questa stagione e vorrei che tanti altri riuscissero a vedere oltre il mero risultato, a vedere oltre la notorietà che sta lentamente investendo questa "famiglia" perchè solo così si rimane UNICI.

(foto da http://www.varesenews.it/)

lunedì 6 dicembre 2010

ARRIVEDERCI GABA!

Dieci anni con quella stessa maglia, quasi ti fosse stata cucita addosso. Tanto che ti chiamano tutti “Sindaco”.
Una bandiera di questa società che però ultimamente non era troppo esposta al vento.
Dieci anni… io non ero ancora qui ma su quel traghetto vedevo sempre un ragazzo altissimo, con quel borsone enorme attraversare il lago. Prima da lontano, poi qualche parola scambiata e poi qui, in questo Verbania che anche tu hai trascinato in Eccellenza e di cui hai vissuto gli anni più bui.
Un ragazzo educato, un giocatore corretto, l’idolo della curva e della tribuna, per la tua abnegazione, per il tuo impegno costante senza mai eccessi.
E hai stretto i denti in quest’ultimo anno, hai lottato contro il dolore, hai giocato con il dolore, sempre con quella mano sul cuore che un po’ biancocerchiato ormai lo è. E quando hai sollevato quella coppa, altissima, quasi a volerla inserire nella volta celeste, l’emozione che ho provato in quel momento è stata indescrivibile.
Ora è tempo di cambiamenti e saluti. La tua decisione la rispetto, ma questo non vuol dire che mi mancherai di meno. Non si può sgomitare sempre, anche quando ci si rende conto che le possibilità di arrivare a destinazione sono esigue. Allora è meglio proseguire il proprio viaggio cambiando rotta, anche se costa fatica, anche se provoca dolore.
Caro Gaba, io ti auguro di riuscire a far esplodere altri stadi come solo tu sei riuscito a fare qui a Verbania. Un giocatore come te diventa l’idolo delle folle per la semplicità con cui ti poni nei loro confronti.
Un giocatore come te diventa fondamentale per un allenatore perché sei ligio al dovere e pronto al sacrificio.
Mi mancherà il sentirmi un puntino insignificante di fianco a te, mi  mancheranno gli sfottò leggendo la Gazzetta (quest’anno era l’anno giusto mannaggia!!), ma soprattutto mi mancheranno le tue giocate in campo, un mix tra Materazzi  e Lucio, grinta e classe.
Io non posso ancora crederci, ma per me non è un addio.
Un pezzo del mio cuore sarà là con te e con quell’altro pezzo di cuore che fa meraviglie in quella squadra.
E poi … c’è sempre quel traghetto, dove, arrivando trafelata dagli scalini della stazione, vedrò quel ragazzo altissimo, con un borsone, di colore diverso, attraversare un lago per andare a giocare a calcio.
Quel ragazzo che è diventato uomo, che avrà altre storie da raccontare.
E ci saranno parole forse in quel viaggio, ma non ce ne sono altre per descrivere il mio dispiacere.

venerdì 3 dicembre 2010

Un calcio al mercato!

Io non mi abituerò mai a questo periodo del calcio.
Il mercato.
Lo so, lo so, fa parte del gioco, certo. Finchè lo si vive da fuori, da corrispondente, tutto sembra frenetico e tutto assume una luce diversa.
C'è la corsa alla notizia, la gara a chi per primo intuisce e soprattutto intercetta i piani dei dirigenti.
In questo periodo sembra che anche i muri abbiano orecchie.
Bene.
Ora la vivo da addetto stampa e ... non è così divertente.
Vedere giocatori a cui ti affezioni lasciare il campo per l'ultima volta, mi spezza il cuore.
Dovrei riuscire ad essere anaffettiva: bene, non ce la faccio e il mio cuore si sta rompendo in piccoli pezzi.
Certo, poi ci sono i giocatori nuovi, a cui però anche se non vorrei, mi affezionerò e per cui lotterò come ho sempre fatto con chiunque.
Bene, questo mestiere l'ho scelto io.
Però, cosa devo farci, io ci sto male.
Un abbraccio ai miei giocatori che da domani non vedrò più scorazzare su quel prato verde, augurando loro di poter correre su altri campi, magari anche più importanti del nostro.

mercoledì 1 dicembre 2010

Nevica, fuori è tutto bianco, ogni rumore è attutito dalla coltre bianca che sembra mettere dei tappi alle nostre orecchie. La vista si perde su questa distesa bianca, e i pensieri si lasciano cullare dalle dolci note di un vecchio disco di Frank Sinatra che con questo tempo è l'ideale.
Ho passato due settimane intense, ne sono uscita con le ossa rotte sotto certi aspetti. Un esame dato in condizioni estreme, con mille pensieri in questa testa che per fortuna non cede, almeno lei.
Tempo di cambiamenti, in lenta evoluzione, ma cambiamenti. Notizie che mi hanno rallegrata e fatta sentire importante, altre situazioni che mi hanno delusa facendomi tornare con i piedi ben piantati per terra, anzi, con il cuore ben ancorato alla realtà e non al sogno.
Troppe volte mi rendo conto che esisto solo nel momento del bisogno, poi attorno a me il silenzio.
Come in questa giornata nevosa, bianca, coi rumori attutiti e le emozioni rinchiuse e legate alle note che sto ascoltando.

lunedì 15 novembre 2010

Non può essere importante solo il risultato. Vi spiego perchè...

Il calcio è una fucina di talenti che spesso vengono sotterrati dalle critiche solo per un unico imprescindibile motivo: un gol in meno degli altri.
Andiamo ad analizzare la partita del Verbania di ieri.
La squadra di Boldini è uscitta sconfitta dalla gara interna contro l'Oleggio.
Una partita decretata, nel risultato, semplicemente da episodi, favorevoli e non, che hanno dato i tre punti alla squadra ospite.
Un rigore, calciato da Rabozzi (esattamente come l'ha calciato Ibrahimovic nel posticipo) a fil di palo. Il rigore non è un tiro a porta vuota, l'avversario può anche stupire e volare sul pallone, proprio come ha fatto ieri Zenoni andando ad intercettare da gran campione un tiro che, se solo l'istinto lo avesse fatto buttare dalla parte opposta, sarebbe andato a gonfiare la rete cambiando dopo soli 9 minuti la partita.
Bè, Zenoni non ha certo meritato la palma di migliore in campo per quell'unico intervento!
Gli attaccanti del tridente messo in campo da Boldini hanno sollecitato in numerose occasioni le prestazioni dell'estremo difensore dell'Oleggio e lui, ogni volta, ha risposto in modo egregio. Ne sanno qualcosa Tonati, i gemelli Fernandez, Comandini, Rabozzi, Lanza. Si snocciolano come perle su una collana gli uomini che si sono trovati davanti a lui, Zenoni appunto, in estrema giornata di grazia.
E Ripamonti? Di certo non è stato, in occasione dei due gol, esente da colpe. Forse la giovane età e soprattutto il suo essere sempre spregiudicato gli ha fatto fare delle scelte avventate. Una serie di fattori, la pioggia, la traiettoria particolare che Bisesi imprime al pallone, l'uscita in cerca di riscatto sul secondo gol, la ricerca forsennata della sicurezza dopo l'errore: tutto questo va a ricamare la trama che spiega l'ingenuità delle scelte e alla fine l'errore.
Ma Ripamonti è anche quello che ha impedito tanti altri gol, con voli plastici e uscite che mi facevano ricordare il più esperto collega Buffon, prima che fosse relegato in infermeria.
Forse mi sarebbe piaciuto vederlo con lo stile Abbiati ieri, perchè il portiere rossonero spesso usa i pugni invece che la presa per allontanare i pericoli. Ma non è detto che saremmo stati qui a raccontare un'altra storia.
Gli stessi che puntano il dito su errori o fortune altrui, dovrebbero quantomeno ricordare l'intensità di una partita dove chi ha vinto non è stato però il migliore in campo. Un campo tra le altre cose che se avesse consentito un sereno gioo palla a terra, avrebbe visto il Verbania imporre senza ombra di dubbio il proprio gioco.
Ma anche in questa disamina, ricordiamoci che non si gioca 11 contro 0. Gli avversari hanno cercato di evitare il gioco palla a terra, reso sempre difficile ieri dalle condizioni del campo.
Se non fosse stato per il fango, il pallone di Comandini sarebbe entrato nella porta di Zenoni, in ritardo sul tuffo verso la sfera. Ma la sorte ha voluto il contrario.
qualcuno dice che è tutto già scritto, quindi anche la sconfitta di ieri.
Ma se tutto fosse stato già scritto, allora noi non saremmo stati dei buoni interpreti, soprattutto all'inizio di questo campionato: nessuno avrebbe mai pensato ad un Verbania in terza posizione a questo punto del campionato, nessuno avrebbe mai scommesso un centesimo su questa squadra che però veleggia nelle zone alte della classifica.
Quindi impariamo a guardare con occhi più critici, in senso buono ogni tanto, le meraviglie che questa squadra e il suo allenatore ci stanno regalando. Già, l'allenatore. Perchè non è un soprammobile in panchina, come invece lo sono molti altri blasonati colleghi che possono permettersi di sedersi sorridenti affidandosi ai campioni strapagati che concludono le partite anche da soli.
Boldini ha creato una cosa che in pochi hanno, non solo in Eccellenza: una squadra, un gruppo che si muove come fosse un solo uomo.
Mi tornano alla mente le parole che l'allenatore del Sassuolo, grande delusione del campionato di serie Bwin, Gregucci, ha detto in sala stampa a Varese: "Non cambierei i miei giocatori con quelli del Varese, ma cambierei il loro essere squadra, il loro essere gruppo in ogni azione". Sono queste le affermazioni che fanno bene al calcio, riconoscere il merito di chi, magari meno "forte" tecnicamente di te, è riuscito a fare molto più di ciò che ci si sarebbe aspettati.
E concludo con una osservazione particolare per uno dei ragazzi di questo Verbania: Ramalho.
Questo ragazzo sta crescendo piano piano, è rimasto in silenzio in panchina, a volte nell'ombra e ora dopo la seconda partita in cui è entrato dal primo minuto, già ha suscitato i commenti degli osservatori.
Un giocatore che entra in campo senza paura, lo sguardo freddo del campione, conscio di ciò che lo aspetta su quel campo, croce e delizia di ogni calciatore.
Poche le sue parole, tantissimi i fatti.
Coriaceo, sempre puntuale quando è chiamato a difendere, tempestivo e grintoso nei contrasti, elegante nei disimpegni e con un colpo particolare che, personalmente, mi fa sempre venire le lacrime agli occhi: quel tackle perfetto sul pallone, che l'avversario non si aspetta e che lo fa rimanere senza fiato, stordito da tanta audacia e precisione nell'esecuzione, così preciso da ricordarmi il giocatore che più di tutti ho amato, quel Paolo Maldini diventato immortale.
E Ramalho ieri me l'ha ricordato, ma non per un solo colpo, ma per l'eleganza e la cattiveria calcistica che ha messo in ogni azione, in qualsiasi posizione ritenga di schierarlo Boldini.
E poi, un'ultima parola proprio su di lui, il mister, quel Giancarlo Boldini così schivo ma altrettanto felino quando deve difendere i suoi "piccoli", quando deve guidarli passo passo come un vero condottiero sa e deve fare.
Lui ha il merito di aver creato un gruppo di uomini, prima ancora che di calciatori.
Per questo dico che non può essere importante il risultato come fine ultimo di una partita. Si scende in campo per vincere, ovviamente, ma non dimentichiamoci che il calcio non è solo "i tre punti in palio".

Se non si può sbagliare nel nostro campionato, se non è concesso perdere una partita giocando con determinazione, se l'imperativo è : non si può sbagliare! allora, signori, come mai non siamo iscritti in serie A?

venerdì 12 novembre 2010

Forse non lo sai...

Se essere capaci di ascoltare porta a non essere più ascoltati,
se dedicarsi con il cuore a ciò che ami, porta a non essere considerata come professionista,
se sorridere ad una parola, porta a sentirne altre che non ti piacciono
se anche di fronte a tutte questi se continuo a non estrarre alcun cartellino rosso...
forse non lo sai, ma pure questo è amore.

giovedì 11 novembre 2010

Caro Pippo ...

Caro Pippo,

solo pochi giorni fa avevo scritto un articolo su di te, in cui finalmente ho potuto esprimere ciò che tu, con la tua carriera hai regalato a tutti noi, tifosi, calciatori ( e calciatrici!), amanti di questo sport meraviglioso.
Ora ripenso a ieri sera quando ti ho visto uscire in lacrime dal tuo stadio, leggo il verdetto e non voglio crederci.
Ma so anche che non smetterai di lottare e ancora una volta ti alzerai in piedi, davanti a tutti noi, ti alzerai da quella panchina per scaldarti, entrare e segnare il gol più importante, quello che non serve a stabilire un record, ma che rimarrà inciso nella storia.
Tu sei il mito umanizzato, tu sei il messaggio che può rimanere indelebile nel corso del tempo, tu sei l'esempio che i sogni si realizzano e che si deve lottare sempre per affermare i propri desideri.
E io, Pippo mio, sarò lì ad aspettarti, come tutti noi, come quello stadio straripante che inneggia a te come ad una divinità.
Tornerai Pippo, io lo so che tornerai e continuerai a deliziarci con le tue magie!

mercoledì 3 novembre 2010

GRAZIE!

A volte basta solo una parola, che ci hanno insegnato fin da piccoli ma che spesso dimentichiamo faccia parte del nostro vocabolario.
Perchè quando tutto sembra andare storto, quando tutto sembra non essere più supportato dalla giusta motivazione, quando ti sembra di lavorare sodo neanche più per la gloria....ecco che si illumina un display e leggi delle parole che scaldano il cuore.
Una, due, tre, tante volte....e quella parola ti fa capire il motivo per cui persisti nell'impresa, il motivo per cui sputi sangue.
Lo stesso vale per voi, che sputate sangue e perdete sudore su quel rettangolo, che... io provo ad urlare nella speranza mi sentiate, che provo a raccogliere un vostro gesto come se gelosamente fosse solo mio.
Perchè io credo in ciò che faccio, ho dei valori e degli ideali che voi mi ricordate ogni volta di non perdere d'occhio.
Grazie a tutti voi, perchè siete in grado di regalare emozioni.
Un grazie a tutti voi perchè con me siete sempre un po' speciali.

sabato 30 ottobre 2010

MARCO E ANDREA ... I GEMELLI DEL GOL

Oggi è un giorno particolare, è il compleanno di due ragazzi particolari, che ho avuto la fortuna di conoscere e di poter seuire nelle loro vicende calcistiche che li rende unici, proprio perchè gemelli.
Ci ho messo un anno a distinguerli, anzi, ancora adesso quando li vedo con la tuta di ordinanza e magari i numeri invertiti... li confondo senza nessuna speranza.
Eppure, così uguali ma così unici.
Marco più spavaldo, Andrea più riflessivo. Entrambi gentleman, ma nel vero senso della parola. Piccoli Lord, usando una metafora televisiva. Sempre gentili, mai al di sopra delle righe, e anche quando sbagliano molto critici con loro stessi.
Quando purtroppo li vedo sedere in panchina, le loro guance rosse sono il segno della rabbia trattenuta, della voglia di entrare e spaccare il mondo. Quando uno dei due gioca, l'altro è come fosse in campo con lui. Il legame che io percepisco è talmente forte che fa battere il cuore.
E quando giocano....
Andrea e Marco, due giocatori votati all'attacco. Ultimamente Andrea si è adattato al suo vecchio ruolo di centrocampista... perchè quando Andrea gioca a centrocampo è come vedere il manuale del calcio messo in pratica. Tocchi sopraffini, dribbling ubriacanti, traiettorie precise sui piedi del tridente.
Marco invece è più votato al gioco d'attacco, e quando Marco alza la testa nel pieno della sua velocità e disegna traiettorie impossibili con quel pallone, sembra di rivedere gli attaccanti del calcio di un tempo, alla Del Piero, pensando ad un moderno con i piedi veramente buoni!
Queste le sensazioni pensando a loro e scrivendo di getto.
Ma credo che potrei scriverci un libro...
Ma sarei troppo prolissa e allora mi limito a un'unica altra frase.
AUGURI AI MIEI GEMELLI DEL GOL!!!

martedì 26 ottobre 2010

BUBA: CAMPIONE VECCHIO STILE

Ed è arrivato il momento di parlare di un giocatore che ha completamente rapito la mia attenzione.
Lui è Daniele, "Buba", Buzzegoli.
Sabato anche capitano del Varese che si è imposto con un rotondo 4-0 sulla Triestina, che forse abituata al suo pubblico "silenzioso" ha rivissuto l'emozione, in negativo, di giocare in uno stadio caldo come quello di Masnago.
Ma torniamo a lui, il protagonista di questi miei pensieri sparsi.
Dallo scorso anno ne seguo le gesta calcistiche, da quest'anno ho avuto la rara occasione di poterlo vedere all'opera nel backstage, in sala stampa, chiacchierare con educazione e sempre con gentilezza con giornalisti, tifosi, semplici simpatizzanti.
Un campione sul campo, che gioca un calcio di quelli che si vedono poco, ha le movenze dei grandi centrocampisti del passato, un tiro che fulmina i portieri, tutto racchiuso in un fisico asciutto, in uno sguardo che sembra quello di un dispettoso folletto.
Di fronte alle polemiche dopo l'esultanza sul quarto gol, con classe, senza trascendere ha spiegato prima all'allenatore avversario e poi ha ribadito in sala stampa che la gioia era per il loro compagno, Cellini, per il suo gol personale che forse alleggerirà un po' i commenti provenienti a volte dalla stessa tribuna.
Un ragazzo che sembra uscito da un libro del Machiavelli, nulla in contrario se si volesse chiamare "Il Principe", sotto ogni accezione. Con quell'accento, quel modo pacato di parlare, contrapposto all'autorità in campo e ai giochi da funambolo con il pallone, incarna in se le nobili arti dei giocatori del passato.
Ecco, ho scritto finalmente ciò che dovevo e volevo, e ora via, aspettando le prossime partite e gli sviluppi futuri di questa carriera che, Daniele, ti auguro esaltante.
Perchè ne son certa... non sarò l'unica a cui sarai balzato agli occhi!


(Foto: Ezio Macchi)

lunedì 25 ottobre 2010

In costante pre-partita... 1x2

1

Tutto ha inizio con la partita del Varese. In casa con la Triestina. Mister Sannino è in piedi dal fischio d'inizio a dirigere la sua squadra.
Il Varese inizia forte, come in ogni gara. Come ogni volta che mi siedo su quegli spalti, di fronte ad uno stadio che accoglie con il consueto calore i suoi beniamini.
Neto Pereira inizia a disegnare, metaforicamente, i suoi capolavori nell'area avversaria, strappando applausi per un colpo di tacco prezioso per Cellini che di fronte alla difesa schierata ripassa al compagno. Qualche centimetro di troppo nell'ultimo tocco di Neto, perde il contatto con la sfera e va a vuoto la prima vera occasione.
E' il turno di Buba, capitano coraggioso che alza lo sguardo e prova la conclusione da lontano. Fuori di poco. Ma il Varese macina chilometri e guadagna metri preziosi.
Intanto Sannino litiga con la linea dell'area tecnica, incapace di frenare in tempo per evitare di essere ripreso dal quarto uomo, quel Pairetto che del padre ha il cognome e ... non mi spingo oltre.
Solo il Varese, in un monologo infastidente (per chi poi? dieci tifosi che neppure han portato le sagome presenti invece nel proprio stadio)che però sembra essere il preludio di qualche cosa che odora di impresa.
Buzzegoli cerca Cellini, che ancora non sembra aver trovato la convinzione per sbloccarsi davanti alla porta, ma che costruisce gioco e smista palloni ai compagni. Fa il gioco sporco, suona in sordina. Ma il direttore d'orchestra ha l'orecchio buono, non ha bisogno di acuti strampalati, si suona insieme, in equilibrio, per regalare la giusta armonia.
E infatti l'armonia ha il suo acuto al 33' quando Zecchin dalla bandierina pennella un cross al bacio per la testa di Eros Pisano, che schiaccia il pallone in rete e corre esultatnte sotto la curva.
Pochi attimi di distrazione fanno si che la Triestina riesca ad infilarsi tra le strette maglie difensive biancorosse, Zappino è battuto, ma a salvare capra e cavoli (leggi morale e risultato) c'è la traversa.
La ripresa è esaltante, Solo tre minuti a Carrozza sono sufficienti per scagliare un sinistro imprendibile valido per il raddoppio.
Pochi minuti ancora e il capitano mette a segno il terzo gol: istinto e potenza, su passaggio di Cellini, Buzzegoli regala il terzo gol al Varese.
E non è finita qui. La Triestina ormai stordita non ha più gioco e Buba e compagni relaizzano la loro mission: regalare la stessa gioia del gol a Cellini che proprio allo scadere mette a segno la rete del 4-0, finendo in ginocchio, braccia larghe accanto alla porta, sommerso dai suoi compagni.
E Sannino? In panchina a saltare al ritmo della curva, ad alzare le braccia per esaltare i suoi ragazzi, pronto a raccogliere la gioia del Franco Ossola e dei suoi tifosi.


X

Il mio weekend calcistico è appena iniziato. Domenica via con il Verbania.
Piena emergenza per gli uomini di Boldini, privo di ben nove giocatori in uno degli appuntamenti più importanti del campionato.
La trasferta a Settimo, contro una delle squadre più accreditate per questo campionato di Eccellenza.
La mia mattina inizia tragicomicamente, con il grave errore di aver cambiato l'ora con una settimana d'anticipo. Tardissimo dunque per partire con la squadra. Inizia la mia trasferta con gli ultrà.
Credevo di poter leggere, come ogni domenica, i miei quotidiani, per prepararmi al resto della giornata ma.... non è così.
Cori, fette di salme, parmigiano e panini con la frittata si fanno avanti già alle dieci del mattino.
La sosta all'autogrill mi è utile per l'ennesimo caffè... e poi via verso il pranzo, tutti insieme, appassionatamente.
L'arrivo allo stadio è corredato da sorpresa: sembra ci siano problemi per poter entrare con il normale pass da addetta stampa. Ben vengano allora le mie esperienze in B e nella scala del calcio...di fronte all'evidenza mi fanno entrare.
I miei ragazzi sono già sul campo, due chiacchiere con gl iinfortunati (Lorenzo.... mi raccomando mercoledì!!) e poi raggiungo il mio posto accanto al Cobra, che ci radiocronizza come ogni domenica.
Il mio Verbania mi stupisce. Rischiamo anche di vincerla questa partita. Boldini? Ovviamente in piedi, di fronte alla panchina, con alle sue spalle gli ultrà rumorosi e lo scoppio dei petardi. Imperturbabile.
Qualcosa non lo convince, qualcuno lo fa alterare, ma è contento dei suoi calciatori.
Il Verbania non sfrutta due occasioni nette, ma il Settimo barcolla nel primo tempo.
La ripresa è segnata dal pari anche dei legni: Tonati con un tiro ad incrociare che si infrange su quel palo e Minniti che colpisce la traversa.
Ripamonti salva nel finale con un volo plastico da palo a palo.
Un pareggio che per me ha il sapore di vittoria.

2


Stasera c'è Napoli-Milan e.... questo è l'unico risultato di cui vorrei poter già scrivere ora, prevedendo il futuro.
Ma la serata è lunga e la salita perigliosa.
Chissà se tornerò a scrivere su questo post....

domenica 17 ottobre 2010

MI SENTO COME CRUDELI ... "PIPPO!! PIPPO! HA FATTO GOL!! PIPPO MIO!!"

E alla faccia di tutti quelli che ti hanno massacrato, criticato, fischiato. E io lì a non poter dir nulla, a non potermi alzare in piedi per lasciar cadere rovinosamente sulle loro teste fiumi di parole. Perchè il mio ruolo me lo impone...il giusto contegno su quella tribuna che domenica dopo domenica ti stava schiacciando, rubando la linfa vitale, l'energia balistica e la fantasia.
Ma aspettavo questo momento, aspettavo e sapevo che non avrei atteso invano.
E come un raggio di sole, quello che già domenica scorsa aveva squarciato il cielo plumbeo di Baveno, oggi hai illuminato il campo, gli occhi dei tuoi compagni, di noi poveri giornalisti intirizziti dal freddo di una partita che sembrava aver perso l'anima.
Oggi hai ritrovato la tua via, quella che ti porta sotto porta, che ti fa sembrare un gigante di fronte a qualsiasi portiere, di fronte a quella difesa che aveva fatto da diga alle nostre incursioni.
"Pippo, Pippo mio!!" Finalmente ho capito in pieno la gioia di Crudeli in quella tribuna stampa, con le lacrime che rigano le guance e la voce che si distorce per tanta foga.
Due volte mi hai dato questa gioia e a bordo campo volevo esserci anche io. Dopo il bagno di tifosi osannanti mi sono permessa di abbracciare il giocatore che più attendevo in questa pazza, strampalata, inattesa stagione.
Simone "Pippo" Tonati: che gioia ci dai!

lunedì 11 ottobre 2010

E' vinta la battaglia, pensiamo alla guerra.

Eravamo rimasti al “Bentornato Verbania”, quel saluto beneaugurante dopo la partita casalinga contro la Dufour. Ci ritroviamo oggi con un sorriso stupito stampato in viso. Guardare la classifica con quel nome, Verbania, che campeggia in terza posizione, solitario, alle spalle di due delle favorite per la vittoria finale, forse nessuno di noi se lo aspettava.
Vero è che sono passate solo otto giornate, che il campionato è lungo, che tutte le squadre di questo girone sembrano smentire continuamente i pronostici e le statistiche, eccezion fatta per il Gozzano che corre sola e veloce lassù, in testa, a punteggio pieno.
Oggi ci siamo ritrovati allo stadio “Galli”, contro quel Baveno che dalle dichiarazioni del suo presidente, punta a vincere lo scudetto del VCO, vuole arrivare un punto avanti rispetto al Verbania. Contro quel Baveno che schiera Lucia, bomber indiscusso ma è privo di Oliva, una delle vittime del turno infrasettimanale, come Andrea Fernandez d’altronde, che nonostante la lieve entità del danno, sono pochi tre giorni per riprendersi.
Due squadre che arrivano da una vittoria e di certo vorranno ripetersi, per evitare l’altalena di risultati che poi si paga a fine anno.
La partita inizia subito nel migliore dei modi per il Verbania che si porta in vantaggio grazie all’ennesima punizione scodellata dallo specialista Rabozzi in quell’area dove, non si capisce come, Lanza si aggira senza che nessuno se ne preoccupi: e proprio il suo stacco di testa imprime quella traiettoria fastidiosa al pallone che si rende viscido allo sguardo del portiere di casa, Campana, che non può che inarcarsi per guardare la sfera gonfiare la rete.
E lo stadio esplode. Già, siamo al “Galli” di Baveno ma ci si sente un po’ a casa. Sono, ancora una volta, tanti i tifosi biancocerchiati presenti sugli spalti. E sono attenti a ciò che ha scosso gli animi e la cronaca nazionale in questi giorni. Così al minuto di silenzio per la morte dei soldati in Afghanistan si aggiunge uno striscione dedicato a Sarah, l’angelo ucciso dall’orco e volato in cielo troppo presto.
E anche Tonati guarda lassù tra le nuvole ogni volta che prende fiato, perché oggi di chilometri ne ha percorsi tanti, perché sa che oggi uno sguardo in più da quel cielo plumbeo farà filtrare un raggio di sole per illuminargli la via.
Mister Boldini è in piedi, a dettare il ritmo della marcia che segna l’avanzata per conquistare il campo nemico e non si placa. Il Verbania lo segue, Nicolini detta il ritmo e smista palloni. Ci vorrebbe un sensore per contare il numero esatto di passaggi effettuati dal centrocampista verbanese. Di una cosa ho preso nota: i passaggi verso Tiboni. Undici. Che sembrano pochi nell’arco di quasi novanta minuti, ma sono un numero impressionante nell’arco della gara soprattutto se si considera che sono quelli finiti esattamente tra i piedi del giovane attaccante.
Piedi  che dimostrano di saper bene interpretare il gioco del calcio, piedi che vengono sbalzati da terra al 23’ quando per fermarne la corsa insidiosa Di Benedetto non può far altro che placcare l’avversario, un movimento un po’ scomposto forse, che arpiona da dietro il piede d’appoggio di Tiboni che si ritrova rotolante a terra.
Un cartellino si solleva subito dal taccuino nero dell’arbitro: è rosso.
Mister Manzo rimane attonito, il suo difensore allarga le braccia, ma già il gesto di volersi sistemare il calzettone, sguardo a terra, aveva fatto presagire il peggio, quasi fosse una silenziosa ammissione di colpa.
Baveno che dovrà lottare con un uomo in meno, ma che ben reagisce alla sventura, complice un calo nel ritmo del gioco verbanese.
I padroni di casa sistemano l’assetto, complice anche uno stop prolungato perché Nicolini rimasto a terra fatica a rialzarsi.
Tiboni, che vorrebbe lanciare la stoccata finale all’avversario, prende palla e serve Tonati che in corsa si trova a tu per tu con Campana e nella scelta del colpo opta per il tiro rasoterra. Campana però si tuffa e intercetta con il corpo la palla che avrebbe fatto gioire a alzare il dito al cielo, quello stesso cielo plumbeo da cui si intravvede un raggio di sole.
Manca quel gol al “Pippo” verbanese, manca per riprendere un po’ di fiducia, per non sentire più quei noiosi borbottii ma…. come cantò qualcuno “un giocatore si vede dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia” e queste cose Simone “Pippo” Tonati le ha dimostrate e messe al servizio degli altri compagni. Corridore infaticabile, poter contare le molecole di ossigeno trasformate in energia pura, in guizzi per anticipare l’avversario, in passaggi, in tocchi e calci ricevuti, in rientri in difesa, in stacchi di testa per sventare l’assalto, poterle contare non basterebbe un calcolatore di ultima generazione. E chi se ne frega se manca il gol. Come dice qualcuno, è tutto scritto. E prima o poi lo spiraglio di luce illuminerà la porta anche per lui.
Nel finale il Verbania sfrutta tutte le pedine a disposizione sulla scacchiera: i due terzini avanzano spediti, lasciando Lanza e Cagnini a difesa della porta, Nicolini alza il baricentro e lancia Di Iorio che arpiona la palla e serve Marcatti quasi vicino alla linea di fondo. L’attaccante, neo acquisto del Verbania riesce a tenere in campo il pallone e Campana deve superarsi per rincorrere la sfera prima che l’accorrente Tiboni la faccia roteare dietro alle sue spalle. Proprio Marcatti oggi sembra meglio inserito nella manovra offensiva del Verbania, mancano ovviamente gli automatismi che fanno giocare a memoria la squadra, ma i suoi tocchi sono sopraffini. E parlando di prelibatezze, a tempo quasi scaduto Violi strappa l’applauso e il coro degli ultrà per un anticipo da professionista sull’esperto Agazzone che al momento di girarsi  e crossare si trova senza palla tra i piedi: l’espressione del giocatore del Baveno non lascia adito a dubbi: sorpresa nella peggiore delle ipotesi!
Le due squadre devono attendere qualche minuto prima della ripresa, i giocatori sono schierati in campo, ma degli arbitri nemmeno l’ombra.
Ma bastano tre minuti al Baveno per rimettere in parità il risultato.
Lucia è pronto a battere una punizione dal limite dell’area, pronto per la seconda volta a dire il vero, dopo che Rabozzi era uscito anzitempo dai 9,15 metri della barriera.
Al fischio dell’arbitro l’attaccante azzurro disegna una parabola che dopo aver toccato il massimo oltrepassando la barriera si insinua all’incrocio dei pali di Ripamonti che, pur volando, non può raggiungere la sfera.
Galvanizzato dal gol Lucia ci riprova servendo Agazzone che però di testa non impensierisce Ripamonti.
Ma il Verbania non si è di certo rassegnato e Rabozzi non è certo pittore minore e al 53’ pennella una punizione che arriva a Ciavarella che di sinistro insacca il gol del 2-1. Due gol, due difensori. Due gol due calci di punizione di Rabozzi. Due gol, due tocchi maestosi.
E’ arrivato il tempo di Ramalho, Marcatti ancora non ha la partita nelle gambe e gli cede il posto. Grinta e velocità non mancano al nuovo entrato e con Campana fuori dai pali tocca a Accomazzo, in modo quasi rocambolesco, fermare palla e avversario quasi sul palo. Spazio anche a Comandini che rileva l’osannato Tiboni e anch’egli trova il suo spazio, con una bella discesa in fascia in assoluto contropiede solitario che viene conclusa con un tiro parato in due tempi da Campana.
Nel frattempo il Verbania perde Lanza per un brutto fallo di Agazzone su Lanza. Al suo posto Gaballo, che di testa non ha eguali, che si posiziona al fianco di Cagnini, che anticipa La Prova, che disorienta Lucia nel finale, non pago del suo precedente gol.
Un Verbania che gioca meglio fino a che la parità numerica è assicurata, un Verbania che si spezzetta per alcuni momenti della gara, una squadra che però rimane unita anche se non impeccabile. Un allenatore che non si siede in panchina, perché i suoi ragazzi corrono e lui con loro.
Un Verbania solo al terzo posto, su cui nessuno avrebbe scommesso a inizio campionato. Un terzo posto che si sa è provvisorio, ma che carica, che ridona motivazione, che forse farà spegnere le sirene allarmanti attivate dopo la prima giornata. Una squadra che può far bene ma che rimane con i piedi ben piantati per terra, perché questo campionato non fa sconti, perché sono tante le compagini ben armate per arrivare in fondo alla guerra. Questa è la prima battaglia, il conto dei feriti si farà solo alla fine. Quando si saprà chi avrà vinto la guerra.

sabato 9 ottobre 2010

...e le zappate sui piedi!

Questo è un vero e proprio sfogo. Perchè a volte solo quando scrivo poi riesco a calmarmi, anche se credo che questa volta si sia andati troppo oltre.
Mi chiedo perchè certe persone diventino sgradevoli ai punti massimi soprattutto quando, visto la loro pochezza, devono mettersi in mostra come pavoni che fanno la ruota, usando però gli altri per rendersi grandi.
Certe illazioni sul mio conto non mi sono proprio andate giù, sono rimaste di traverso come una spina di pesce che mi impedisce di respirare, ma non di ragionare, per fortuna.
Perchè ringrazio madre natura di avermi dotata di cervello funzionante, che gli anni sui libri credo abbiano reso quanto meno efficiente.
Così non è per quelle persone che insultano la mia professione, la mia professionalità e che si permettono di mettere in piazza giudizi sul mio conto, peraltro non richiesti.
Soprattutto senza che si accorgano che certe parole, pronunciate per farsi belli davanti alla donzella di turno, presto si trasformeranno in una poderosa zappata sui piedi.

mercoledì 6 ottobre 2010

Una virata verso l'incubo

Mi sento in balia delle onde di un oceano in tempesta. Su una nave abbandonata dal suo equipaggio, senza più bussola, senza l'ausilio della tecnologia che dovrebbe aiutare una navigazione ad ampio raggio. Invece stiamo navigando a vista, ma in una coltre nebbiosa che impedisce di vedere l'ostacolo contro cui stiamo per schiantarci.
Il nostro paese sembra ormai andando a picco, così come i nostri sogni, le prospettive per un futuro interessante e capace di accogliere le competenze di chi ha voglia di mettersi in gioco.
Stiamo attraversando una mareggiata troppo potente per i nostri mezzi, soprattutto se rimaniamo divisi.
Di cosa sto parlando?
La riforma universitaria, delirante, lasciata nelle mani di chi forse non sa neppure di cosa si sta parlando. Il mondo del lavoro che ormai dovrebbe cambiare nome: mondo del volontariato obbligato.
Colloqui presso aziende ed enti che offrono soltanto stage gratuiti, che si risentono nel sentirti dire: non mi interessa grazie.
Ma non fa parte dell'intrinseco sognificato del lavoro il fatto che ad una prestazione corrisponda uno stipendio? Forse mi sbaglio, forse la lingua italiana è così complessa che le parole davvero risultano ormai incomprensibili.
La situazione dei ricercatori universitari in questo momento ben rappresenta la realtà del nostro paese: persone che hanno garantito la didattica gratuitamente, per passione, per vocazione a volte. Passione e vocazione però non sono obblighi, anche se qualcuno ormai li vede come tali.
Questo è il vero problema: non si può pretendere il volontariato, altrimenti questo non è più tale.
E come mi disse qualcuno, "a furia di far le cose gratis, poi queste stesse cose diventano pretese a cui è difficile dire di no".
E la navigazione nel mare in tempesta diventa sempre più difficile e anche la virata finale sembra andare verso l'incubo.

giovedì 23 settembre 2010

LE BRUTTE ABITUDINI....

Urlare "spero che muoiano tanti dei vostri", parole vomitate dalla bocca di quella che a prima vista poteva sembrare una ragazza a modo, fa capire che la prima impressione non basta mai a conoscere davvero chi hai di fronte.
Eppure già il primo scambio d'opinioni all'uscita dal bagno dello stadio, mi aveva fatto sentire i brividi. Ma pensavo fosse a causa dell'aria fredda e umida di una giornata autunnale.
Ma il meglio doveva ancora venire, quel meglio concretizzatosi in tribuna con delle urla che di certo non dovrebbero appartenere ad una persona che si definisce "dottore", per poi scoprire che ovviamente non conosce il significato della parola etica, visto che raccoglie semplicemente gli sputi dei pazienti.
Offese personali, alla professione che svolgo, al ruolo da me ricoperto durante quella partita, con le persone attorno che non sembravano stupite.... non di me ovviamente, ma della mia interlocutrice.
Che nemmeno si è accorta che dire " per salire al tuo livello ho messo apposta i tacchi" non è altro che sottolineare la sua bassa levatura interiore.
E poi sarei io a dover imparare l'italiano.....
Tutto questo dimostra che la parola che le ho rivolto, con disprezzo per quell'augurio dal sapore di maleficio vero e proprio, era assolutamente adatta alla persona e al contesto.

CRETINO:
dal francese-provenzale crétín,  inizialmente usato con senso di commiserazione e, successivamente, con valenza totalmente dispregiativa

perchè chi lancia un anatema del genere mi fa pena e chi persevera nell'insulto può solo ottenere il mio disprezzo.

sabato 18 settembre 2010

forse....pure questo è amore

Ormai sembra che questa settimana sia destinata a dormire male e poco. Il motivo? Oltre ad alcuni rumori molesti la mattina che sembra facciano crollare anche i muri di casa, svegliandomi di soprassalto, in preda al panico da terremoto, il calcio questa settimana è stato il grande protagonista.
Il calcio sotto ogni aspetto, ogni singolo attimo della mia giornata, in qualche modo è collegato a questo mio grande amore.
E amore è proprio la parola giusta, perchè dell'amore ho i sintomi: stomaco chiuso, batticuore, sorriso stampato di fronte al mio amato...
Ma sarà poi solo il calcio a farmi sentire così?

lunedì 13 settembre 2010

CIAO CARLO

Non ero pronta a questo, non lo sarei mai stata. Ma a volte la vita ti mette di fronte alle situazioni senza chiederti il permesso. Carlo se ne è andato stamattina, lasciando un vuoto che difficilmente si potrà colmare.
Non voglio parlare del personaggio pubblico, non è necessario. Ciò che ha fatto è sotto gli occhi di tutti, ciò che ha realizzato ce l'abbiamo sotto il naso e magari nessuno ha avuto l'accortezza di dire, una volta grazie.
Voglio parlare del Carlo che conoscevo io, solare, ironico, istrionico, propositivo.
Del giornalista che per primo mi spronò ad avventurarmi su questa strada, dei suoi consigli e delle sue intuizioni.
E Carlo mi ha dato tanto, umanamente, professionalmente, soprattutto perchè nonostante la figura imponente era umile e alla mano, con la risata pronta, con quello sguardo che penetrava nell'anima, con le sue idee che tanto, prima o poi, avrebbe realizzato.
Non sono pronta a dirgli addio, lo saluto dicendogli quel semplice "Ciao" che ha più valore di tante altre parole.
Ciao Carlo, alla prossima avventura....

giovedì 9 settembre 2010

Don Chisciotte lottava contro i mulini a vento...

In una moderna e femminile trasposizione dell'opera letteraria di Cervantes, mi sento protagonista di una lotta senza possibilità di vittoria.
Il mio fido scudiero diventa solo la determinazione, per poter affermare il mio pensiero e la mia professionalità dove peraltro nessuno si accorge di nulla.
Una battaglia ad armi bianche, ma impari. Non basterà la stoccata finale in punta di spada per poter vincere.
I mulini continueranno a girare le loro pale, trasformate in ampie armature.  In lontananza l'alba di un giorno nuovo, ma quello vecchio sembra non riuscire a tramontare

lunedì 6 settembre 2010

sogni..

"Giulia, ma tu hai un sogno?"
"Si - rispondo io - ce l'ho".
"E quanto credi al sogno Giulia?"
"Tanto da lottare strenuamente, da cambiare la mia vita, da abbandonare ogni cosa per realizzarlo"
" E allora perchè non sei felice Giulia?"
"Perchè in questa lotta contro tutti, contro i pregiudizi comincia ad affievolirsi lo spiraglio di luce che vedevo. Perchè capisco che questo mondo è davvero troppo piccolo per i miei sogni".
" E allora lasci?"
"No, io lotto sempre per ciò in cui credo".
E allora continuai a lottare.

Una giornata da ko tecnico

Sono amareggiata, delusa, demotivata.
Poche parole per riassumere il mio stato d'animo.
Stanca di dovermi sentir dire bestialità, di dover giustificare ogni cosa, di attendere che qualche cosa cambi con le mani legate strette dietro la schiena.

giovedì 2 settembre 2010

Le critiche aiutano a crescere... non devono tagliare le gambe!

Io sono matricola in questo lavoro, ma credo di essermi fatta un'idea chiara di come funzionino certe situazioni: sto parlando dei grandi eventi sportivi. Non tutti possono essere il Milan, società che eccelle nell'ambito della comunicazione e dell'organizzazione e soprattutto non tutti sono nella massima serie da oltre un secolo.
E mi riferisco ai commenti, giusti ma non troppo pacati, relativi alla prima casalinga in B del Varese.
Scagliarsi contro una società che da 25 anni mancava nella serie cadetta alla prima di campionato ha il suo perchè. Giusto segnalare i problemi, giusto sottolineare ciò che è andato storto, ma quando tutto sarà risolto si leveranno anche ovazioni? Oppure ci si rifà al classico atteggiamento da tifoso occasionale che l'unica volta che va allo stadio pretende senza troppo dare?
Ho potutto sperimentare sulla mia pelle cosa voglia dire organizzare un evento da migliaia di persone con una buona percentuale di giornalisti al seguito. Soprattutto so cosa vuol dire trovarsi di fronte a problemi organizzativi quando ancora non hai trovato, come suol dirsi, "la quadra" della situazione.
Io credo che si debba criticare cercando spunti per costruire, non per distruggere.
Mi fa sorridere leggere " spalti sporchi e polverosi"... con un vento come quello della scorsa settimana, con la polvere che si solleva e passa anche da sotto gli infissi, la cosa più normale che si possa trovare in uno stadio è un po' di polvere trasportata sui seggiolini.
Criticare una società che non è padrona dello stadio in cui gioca per mancanze strutturali poi, credo che sia solo un modo per poter smuovere l'attenzione degli amministratori, altrimenti vuol dire scarna conoscenza delle problematiche sollevate.
Ne so qualche cosa di queste situazioni, le ho sperimentate sulla mia pelle, cercando delle soluzioni adeguate. Forse però non ero sotto i riflettori in modo così prepotente.
Ci vuole un po' più di tempo per adeguare tutto alla nuova avventura, spero che ne siano consci anche i colleghi.
Quindi ritengo che certi attacchi debbano esserci e debbano aiutare a crescere. Se però si trasformano in colpi alle tibie, non si potrà far altro che osservare una rumorosa caduta.

mercoledì 1 settembre 2010

NICOLINI: ...che giocatore!!

Oggi voglio dedicare qualche parola ad un giocatore incredibile, che dalla prima partita dello scorso anno mi ha letteralmente impressionata. Lui è Cristian Nicolini, gioca a centrocampo nel Verbania di Boldini.
Il motivo del "colpo di fulmine calcistico?"
Ora ve lo spiego.
In mezzo al campo sembra un po' Cambiasso: senso della posizione, puntuale nelle chiusure, negli anticipi, l'anno scorso fece notizia in una delle ultime partite dei play-off perchè sbagliò un passaggio. Un giocatore che a molti sfugge, che molti colleghi snobbano con il 6 politico in pagella. Ma se questi osservassero con attenzione il suo gioco, il suo lavoro, il numero infinito di passaggi perfetti in una partita: anche in condizioni difficili, magari mentre sta cadendo dopo un contrasto, lui alza lo sguardo, tocca il pallone con il suo piede fatato e lancia. Il compagno gioca palla al piede, perchè lì arriva il lancio. Un giocatore che difficilmente fa parlare di sè fuori da quel rettangolo, educato, sempre molto restio ad innescare polemiche, con il sorriso sempre pronto in ogni occasione.
Il motivo per cui ho voluto sottolineare tutto questo? Domenica è stato costretto a cadere sotto la tribuna da un dolore al ginocchio, prendendo pure gli insulti del pubblico di casa che pensava ad una simulazione.
Bene, anzi male, non era simulazione, perchè lui non simula, non si abbassa a certi giochetti, non ne ha bisogno. Il risultato è che domenica, nella prima partita che conta davvero, lui non ci sarà. E questo mi disorienta. E' come quando arrivi al posteggio pronto ad aprire la macchina e non la trovi più.... per una ttimo si perde la cognizione dello spazio.
Ecco, questa è la sensazione che provoca la sua assenza.
E con questo non voglio assolutamente sminuire gli altri ragazzi, anzi! Ma siccome io non riesco ad essere sempre distaccata volevo, una volta tanto, fissare questi pensieri. Perchè come indica lo stesso titolo di questo blog... verba volant, SCRIPTA MANENT.

lunedì 30 agosto 2010

Bentornato Milan!

La ciliegina sulla torta di questo weekend calcistico: il Milan a S.Siro.
No, non c'ero, ma sono rientrata proprio in tempo per il fischio d'inizio del campionato rossonero. E se mi ero prodigata in pronostici, non solo sul piano del risultato finale, le mie previsioni non potevano essere così floride!
Ho rivisto il mio Milan, quello abituato a far ciò che vuole in campo, quello che bastano pochi tocchi e la rete si gonfia.
Ovvio, l'avversario di ieri è stato sbaragliato fin troppo facilmente, ma... quanta emozione.
Pato che rientra e regala spettacolo, Ronaldinho che toccava il pallone con quella naturalezza tutta sua, quasi potesse essere comandato a distanza. E poi lui, quel veterano inossidabile di Pippo Inzaghi che entra, corre e segna, andando a braccia aperte verso i tifosi.
Mi è sembrato di rivivere quei lontani anni '80 quando il presidente scese all'arena con il suo elicottero promettendo un milan stellare. E ieri sera dalla stessa voce presidenziale ho sentito parole che da troppo mancavano a questo Milan: troppo presto per fare ulteriori pronostici, ma giusto in tempo per ricominciare a sognare.
Che i gironi di purgatorio si siano finalmente conclusi? Ora non rimane che il paradiso....

venerdì 27 agosto 2010

Quando la professionalità è meglio averla come optional....

Più passa il tempo e più mi rendo conto che forse stiamo sprecando energie preziose. Più mi guardo intorno e più vedo persone improvvisate che si danno arie da "primi della classe", dopo aver copiato il compito ed aver preso 10.
Certo, le scelte sono e rimangono personali, ci mancherebbe, però a livello professionale sembra ormai scontato che si va avanti grazie alle conoscenze.
Capre: nuovo termine per indicare chi va avanti, perchè facilmente gestibile ed indirizzabile. Capre, abituate a chinare al testa per brucare l'erba e ad emettere solo qualche lieve lamento quando inciampano nei propri passi, ma silenziose ogni qualvolta si pesti loro le zampette.
Io non riesco a farmi una ragione di questa società, preferisco prosegire lentamente ma alzarmi ogni mattina e potermi guardare serenamente nello specchio.
Perchè ormai è chiaro, palese: meglio gli incompetenti di chi cerca di rispettare l'etica e di mettere a disposizione degli altri la propria professionalità.
E allora, se fossi una macchina in vendita, per essere certa dell'acquisto dovrei mettere la mia professionalità tra gli optional.

martedì 24 agosto 2010

IL CALCIO SORPRENDE SEMPRE

Non bisogna mai dare nulla per scontato. Lo dicono tutti e questa è una delle leggi del calcio.
Ieri il Varese sembrava dovesse sopperire di fronte alla blasonata Torino, ricca di storia e storie, in teoria la squadra più forte. Invece, guarda un po', Sannino e ragazzi hanno infranto la statistica, guadagnando il palcoscenico e le parole stupite dei media: "Un sorprendente Varese"... si, sorprendente per chi se lo ritrova di fronte per la prima volta, per chi non conosce la storia di questa formazione e degli ultimi due anni ha letto solo le statistiche.
Invece i biancorossi hanno giocato a testa alta, compatti, UNICI, come dice qualcuno e hanno conquistato Torino.
E così questa sera, il ritorno di Sampdoria-Werder. Il Doria ha giocato senza troppe remore, andando a segno con il giocatore che più in questo momento è padrone della scena. Quel Pazzini corteggiato dalla Juve, tenuto stretto da Garrone (finchè potrà) ha trascinato quella che per antonomasia era la "Cassano e compagni". Poi il collega illustre ha segnato un gran gol, sul 3-0 ci credevano tutti. Eppure... proprio quando l'adrenalina va scemando, l'avversario si è caricato, andando poi a vincere qualificandosi per la fase successiva di Champions.
E poi arriviamo più vicini. A Verbania. Tutto sembrava pronto, preparazione quasi conclusa, Coppa Italia alle porte, un gruppo magnifico che lavora e si comporta da professionista. Tutto pronto per iniziare ed ecco che qualche cosa scombussola i piani: Alessio rimane a terra in una delle amichevoli precampionato e per lui, classe '91, la prognosi è pesante come un macigno. Forse quattro mesi di stop. E tutto cambia ancora una volta.
Questo è il calcio, dove nulla deve mai poter essere scontato. E se tutto fosse già scritto...prima o poi bisognerebbe poter trovare la chiave di lettura. I segni sono attorno  a noi, diceva qualcuno, basta solo interpretarli. Ma forse se ancora nessuno è riuscito a dare un senso all'incertezza calcistica, forse non tutto è scritto, ma da scrivere.

UN NUOVO INIZIO

Si ricomincia pur non avendo mai smesso un solo secondo in questa pazza annata.
Eventi importanti, scadenze impietose, esami, insomma non un attimo di tregua.
Ma quante soddisfazioni!
Il Verbania in Eccellenza, il Varese che vince a Torino, il Milan che sta seguendo la traccia lasciata da Ibra qualche anno fa... Insomma un anno che si prospetta intenso.
Questo è l'intento del mio blog, lasciare traccia dei miei pensieri e delle mie emozioni di fede prettamente calcistica. Perchè come dicevano i latini "Verba volant...scripta manent".