La notte allo stadio "Ossola" per la sfida contro il Vicenza è fredda. Nemmeno in tribuna stampa riesco a trovare quel tepore che di solito avvolge chiunque la frequenti. E' cambiato molto dallo scorso anno, sono cambiati gli interpreti del gioco, è cambiato il direttore d'orchestra, i tempi e i modi di esecuzione delle melodie.
Sono cambiati anche degli equilibri, dei rituali... i narratori delle vicende biancorosse hanno perso un grande interprete, ma come cantava una leggenda della musica: the show must go on.
Ed eccomi qui, seduta sullo sgabello più alto per cercare di decifrare le dinamiche di questo Varese.
Sapevo che avrei visto campioni in campo, lo ha dimostrato Giulio con quel gol che ha vinto anche il sondaggio di una nota tv sportiva. Ma senza l'intuizione di Corti, che lancia lo smarcato Eusepi in area, senza la generosità dell'attaccante varesino che scocca il passaggio a mezza altezza, pronto per essere colpito a rete, saremmo qui a parlare d'altro. Un pareggio che mette in evidenza i vistosi limiti della squadra rispetto alla scorsa stagione. E non è certo colpa di Castori, che in sala stampa sembrava avesse lo sguardo atterrito, quasi pronto alla fucilazione in diretta. Che cosa può farci se non ci sono più i campioni dello scorso anno a garantire la riuscita dell'equilibrio tattico? Cosa può fare se non continuare a lavorare in attesa che la squadra sia pronta a produrre solo risultati positivi?
"Ansia da vittoria mancante" queste più o meno le parole di Eusepi che ha fatto capire quanta agitazione circoli nelle vene dei biancorossi locali ogni volta che scendono in campo.
E cambiando serie, ma in contemporanea, ecco l'ansia da prestazione dettata dallo stravolgimento della squadra di Allegri. Una formazione, quella rossonera, che non solo cerca un'anima, ma forse non si rende conto nemmeno di averla. Guizzi isolati, affidati ai piedi di un campione in erba che, forse, riesce ancora a giocare divertendosi, pur con impegno e professionalità, ma conscio di dover ancora dimostrare molto. A lui sembrano affidate le sorti di questa stagione, perchè gli altri interpreti sembrano essere già zombie pronti per Halloween. In primis Pato, che con gli occhi del mondo rossonero addosso ha regalato solo prestazioni impalpabili e degne di qualche partitella tra amici nel dopo lavoro. Eppure lui campione lo è, deve solo ritrovarsi, ma qualcuno dovrebbe essere in grado di mostrargli la via.
E prorio il direttore d'orchestra è ciò che fa la differenza in altre situazioni. Lo Stresa è stato artefice di prove altalenanti dall'inizio del campionato, eppure mister Foti non ha mai voluto stravolgere il suo credo calcistico. Ha fatto lavorare la squadra fino all'apoteosi della prestazione di domenica scorsa. Gli addetti ai lavori presenti sugli spalti del "Forlano" hanno definito la partita come da manuale del calcio. I miei ragazzi han vinto, hanno giocato finalmente a testa alta, a velocità impressionante. Hanno ritrovato la vittoria che farà da benzina ad un motore già caldo per la prossima sfida.
E lo stesso succede in casa Fulgor. L'assenza improvvisa del top player, del leader in campo della squadra aveva sconvolto non solo gli animi, ma anche gli schemi. Il tempo e un coach preparato sono stati la medicina per rivedere gli scambi vincenti in campo. I giocatori che si sono ritrovati il fardello sulle spalle stanno dividendosi l'onere, il gruppo si sta riformando, gli equilibri si stanno stabilizzando sperando di ritrovare l'onore. Ed è arrivata la vittoria che scaccia qualsiasi fantasma. I ragazzi sono in viaggio, l'appuntamento con l'avversario li attende, inesorabile.
Si dia tempo al tempo, l'anima è complessa e non sempre si svela a chiunque, ma quando lo fa diventa forza dirompente, impossibile da controllare poichè tende alla perfezione. E la perfezione è ciò a cui tutti tendiamo, inesorabilmente, per tutta la vita. Ma non tutti, purtroppo saremo premiati.