mercoledì 31 ottobre 2012

Alla ricerca dell'anima...

La notte allo stadio "Ossola" per la sfida contro il Vicenza è fredda. Nemmeno in tribuna stampa riesco a trovare quel tepore che di solito avvolge chiunque la frequenti. E' cambiato molto dallo scorso anno, sono cambiati gli interpreti del gioco, è cambiato il direttore d'orchestra, i tempi e i modi di esecuzione delle melodie.
Sono cambiati anche degli equilibri, dei rituali... i narratori delle vicende biancorosse hanno perso un grande interprete, ma come cantava una leggenda della musica: the show must go on.
Ed eccomi qui, seduta sullo sgabello più alto per cercare di decifrare le dinamiche di questo Varese.
Sapevo che avrei visto campioni in campo, lo ha dimostrato Giulio con quel gol che ha vinto anche il sondaggio di una nota tv sportiva. Ma senza l'intuizione di Corti, che lancia lo smarcato Eusepi in area, senza la generosità dell'attaccante varesino che scocca il passaggio a mezza altezza, pronto per essere colpito a rete, saremmo qui a parlare d'altro. Un pareggio che mette in evidenza i vistosi limiti della squadra rispetto alla scorsa stagione. E non è certo colpa di Castori, che in sala stampa sembrava avesse lo sguardo atterrito, quasi pronto alla fucilazione in diretta. Che cosa può farci se non ci sono più i campioni dello scorso anno a garantire la riuscita dell'equilibrio tattico? Cosa può fare se non continuare a lavorare in attesa che la squadra sia pronta a produrre solo risultati positivi?
"Ansia da vittoria mancante" queste più o meno le parole di Eusepi che ha fatto capire quanta agitazione circoli nelle vene dei biancorossi locali ogni volta che scendono in campo.
 
E cambiando serie, ma in contemporanea, ecco l'ansia da prestazione dettata dallo stravolgimento della squadra di Allegri. Una formazione, quella rossonera, che non solo cerca un'anima, ma forse non si rende conto nemmeno di averla. Guizzi isolati, affidati ai piedi di un campione in erba che, forse, riesce ancora a giocare divertendosi, pur con impegno e professionalità, ma conscio di dover ancora dimostrare molto. A lui sembrano affidate le sorti di questa stagione, perchè gli altri interpreti sembrano essere già zombie pronti per Halloween. In primis Pato, che con gli occhi del mondo rossonero addosso ha regalato solo prestazioni impalpabili e degne di qualche partitella tra amici nel dopo lavoro. Eppure lui campione lo è, deve solo ritrovarsi, ma qualcuno dovrebbe essere in grado di mostrargli la via.
 
E prorio il direttore d'orchestra è ciò che fa la differenza in altre situazioni. Lo Stresa è stato artefice di prove altalenanti dall'inizio del campionato, eppure mister Foti non ha mai voluto stravolgere il suo credo calcistico. Ha fatto lavorare la squadra fino all'apoteosi della prestazione di domenica scorsa. Gli addetti ai lavori presenti sugli spalti del "Forlano" hanno definito la partita come da manuale del calcio. I miei ragazzi han vinto, hanno giocato finalmente a testa alta, a velocità impressionante. Hanno ritrovato la vittoria che farà da benzina ad un motore già caldo per la prossima sfida.
 
E lo stesso succede in casa Fulgor. L'assenza improvvisa del top player, del leader in campo della squadra aveva sconvolto non solo gli animi, ma anche gli schemi. Il tempo e un coach preparato sono stati la medicina per rivedere gli scambi vincenti in campo. I giocatori che si sono ritrovati il fardello sulle spalle stanno dividendosi l'onere, il gruppo si sta riformando, gli equilibri si stanno stabilizzando sperando di ritrovare l'onore. Ed è arrivata la vittoria che scaccia qualsiasi fantasma. I ragazzi sono in viaggio, l'appuntamento con l'avversario li attende, inesorabile.
 
Si dia tempo al tempo, l'anima è complessa e non sempre si svela a chiunque, ma quando lo fa diventa forza dirompente, impossibile da controllare poichè tende alla perfezione. E la perfezione è ciò a cui tutti tendiamo, inesorabilmente, per tutta la vita. Ma non tutti, purtroppo saremo premiati.

martedì 16 ottobre 2012

E' TUTTO SCRITTO?

Spesso mi chiedo se siamo noi gli artefici del nostro destino. Ci sono eventi in questa vita che ti fanno maledire il solo fatto di starli a guardare, di essere testimone impotente del loro evolversi, del loro accadere. Perchè il destino tessuto dalle Parche sembra essere scritto per ognuno di noi, che pur cerchiamo di barcamenarci in questa nostra vita nella convinzione di poter essere attori protagonisti e registi, al contempo, degli eventi. Nulla di tutto questo purtroppo. Il destino sceglie per noi le avventure che si profileranno nel nostro futuro, il destino sceglie la possibilità di darci un futuro. E insieme a questa convinzione subentra la paura di perdere il momento, di non poterlo cogliere , di non averlo colto nell'attimo stesso in cui questo si è creato. Quando un'emozione ti lega a qualcuno indissolubilmente, l'idea di poter perdere quell'empatia, quel legame magari labile, flebile, ti distrugge. Allora speri che il fuso su cui stanno lavorando quelle tessitrici quasi infernali stia costruendo una trama ancora lunga, un filo sottile ma continuo, tendente all'infinito.

giovedì 11 ottobre 2012

Il rigore di chi decreta un rigore


“Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore…” così cantava De Gregori nella famosa “La leva calcistica del ‘68”. Già, quel calcio dagli undici metri che può far esultare o disperare. Domenica allo Stresa è stato fatale. Senza tornare sulle parole già spese per raccontare le malefatte in giacchetta nera, mi soffermo ora sull’analisi di una sconfitta tanto bruciante quanto mai inattesa. La formazione di mister Foti ha forse disputato la sua miglior partita dall’inizio della stagione. Una squadra che sta ritrovando la propria anima, i meccanismi a memoria, le giocate che sanno illuminare. Cambiano molti degli interpreti che eravamo soliti applaudire, ecco che dunque ci vuole tempo.

I giocatori devono capire gli schemi, devono capire cosa chiede loro il mister e l’allenatore deve in modo altrettanto difficoltoso stravolgere dei meccanismi assodati, affidasi ad altri piedi, ad altre menti, ad altri cuori per mettere in pratica il proprio calcio. Nell’amichevole del “Piola” contro il Novara mister Tesser ha fatto complimenti pubblici al nostro allenatore e ai ragazzi per il gioco espresso. E Foti aveva commentato in modo laconico ma quanto mai azzeccato: “Per giocare a calcio, bisogna essere due squadre che giocano a calcio”. In effetti lo Stresa è caduto contro il Castelletto, che per ammissione stessa del proprio tecnico, ha giocato da provinciale, liberando e spazzando a volte l’area dai palloni insidiosi. E la sconfitta contro il Varallo è figlia dello stesso cliché. La squadra di Zanardi non ha brillato per costruzione di gioco, ma ha sfruttato i giocatori di esperienza in ogni reparto, affidandosi ai colpi di genio di ognuno di loro. Schirato in difesa ha strattonato continuamente l’avversario, bloccandone le movenze. Danini sovrastava chiunque anche in attacco sui palloni alti, Agazzone assicurava il filtro a centrocampo e le ripartenze. Un pericolo anche su calcio piazzato, il biondo centrocampista non si è mai tirato indietro, ma sulla traiettoria disegnata a pennellate forti dei suoi tiri, Barantani ha sempre risposto con movenze da campione. Andreolli e Tonati non hanno bisogno di presentazioni. Bomber di razza pura che però non hanno potuto sfruttare molti passaggi vincenti. Andreolli che tenta il pallonetto è forse una delle azioni più pregevoli confezionate dall’attaccante di casa.

Lo Stresa dunque, nonostante una prestazione di buona fattura si è trovata a leccarsi le ferite mentre faceva i conti in classifica.  Ma non solo. La beffa, oltre al danno, si è concretizzata nella lettura del comunicato ufficiale relativo alla gara appena disputata. Foti salterà tutte le gare in programma fino al 9 novembre. La motivazione è la parte più triste di tutta questa faccenda: “ al termine della gara, dall’interno dello spogliatoio della squadra rivolgeva a gran voce ripetute offese alla terna arbitrale”. Quindi si evince che il direttore di gara, attraverso un muro abbia riconosciuto in modo certo la tonalità di voce, nel caos, dell’allenatore stresiano nell’unico loro incontro in questo campionato. Capacità da Guinnes World Record, forse Mammuccari potrebbe ingaggiarlo per qualche puntata il giovedì sera.

Sconvolgente epilogo di una gara che già aveva lasciato ampi margini di commento. Ora tutto ci fa pensare che le società siano in balìa di persone che, a seconda dell’umore, possono scrivere qualsiasi cosa su un pezzo di carta, perché tanto il loro giudizio è inappellabile. Anche qui decade la norma “innocente fino a prova contraria”, visto che la prova del reato qui non sussiste, ma viene comminata una pena all’imputato già in manette prima ancora di qualsiasi sentenza.

lunedì 1 ottobre 2012

COMINCIA DA QUI

Mi guardo allo specchio. Osservo i miei nuovi lineamenti come se stessi guardando l'immagine riflessa di un'altra persona. Le mie dita sfiorano la pelle, ma nemmeno questo serve ad avere la certezza tangibile che quell'immagine riflessa sia proprio la mia. E vivo come se fossi sospesa in un limbo, in attesa dell'evento che possa cambiare il mio stato. Ogni giorno un piccolo cambiamento, qualcosa da osservare con cautela, per fissarlo nella memoria. Ogni giorno una piccola conquista, perchè anche le cose banali, scontate, monotone, assumono un valore diverso quando non le puoi più gestire autonomamente.
Il cammino che mi ha portato fino a qui è stato tortuoso, ma non ho avuto quella paura che credevo mi segnasse. Merito di chi ha capito la mia ansia, merito di chi ha avuto uno sguardo benevolo dei confronti della mia persona, merito di chi ha acconsentito a quelle richieste che potevano sembrare solo capricci.
Mi ricordo il viaggio verso la sala operatoria, in uno stato di assoluta pace interiore, mi ricordo il risveglio costellato da brividi e sussulti, da quel senso di stretta mortale e dolore improvviso che ha invaso il mio volto. Ma una volta tornata sotto lo sguardo amorevole dei miei cari, tutto piano piano è svanito.
Ora devo riprendere pieno possesso della mia vita, della mia forza, della mia volontà. Il mio aspetto è cambiato e forse ha cambiato anche parte del mio carattere, chi mi descrive come una persona più dolce e forse fragile, non si faccia ingannare dal mio volto. E' la poca energia che non mi consente di aggredire la vita come ho sempre fatto. Però questa attenzione verso di me è commovente, ho smesso forse i panni della donna di ferro per vestire le sembianze di una figura più avvicinabile.
Si comincia da qui, come fosse il primo giorno, come se ogni obiettivo fosse ancora da conquistare. Sono pronta a partire per questo ennesimo, nuovo, interessante viaggio.