mercoledì 26 ottobre 2011

Tratto da www.milannews.it. La mia lettera a Rino Gattuso. Perchè un campione è tale soprattutto fuori dal campo.

Caro Rino,

è la seconda volta che mi trovo a dover commentare un tuo infortunio. La prima volta fu nel 2008, durante la partita contro il Catania. L’infortunio al ginocchio, l’operazione ad Anversa, la corsa contro il tempo per il rientro in campo, per tornare a rincorrere pallone e avversari davanti a platee in delirio, che tu stesso, a braccia aperte, sollevi nel giubilo.
Speravo di non dover mai più scrivere in queste circostanze. Invece la sorte, implacabile parca che fila il destino di tutti noi, ha voluto il contrario.
Se davvero è già tutto scritto, perché mai non riusciamo a leggere con anticipo quello che può succederci?
Le tue parole non lasciano adito ad alcun dubbio: lotterai nella vita come hai sempre fatto sul campo, senza risparmiarti, senza sosta fino a raggiungere il tuo obiettivo.
I campioni, quelli veri, si vedono al di là delle movenze tecniche sul campo. Tu in questo momento difficile della tua carriera hai parole per chi, magari nelle tue stesse condizioni, ha la  sfortuna di non essere il personaggio famoso di turno. Ricordare che la gente normale, magari di fronte a problemi anche meno gravi, si trova di fronte a difficoltà ben più ingenti da superare, ti fa onore.
Ma pur senza troppa pubblicità, tu hai sempre sfruttato il tuo essere calciatore di grido in favore delle realtà più normali. La tua scuola calcio, il tuo impegno per la tua terra e per le persone meno fortunate. Campione nella vita, uomo che ha lottato per ottenere tutto ciò che hai ottenuto.
Mi ricordo che un giorno, parlando con un collega, ragionando di un futuro che spero ancora molto lontano, ci trovammo a fare delle ipotesi, basate ovviamente su supposizioni personali, circa il tuo futuro ruolo nel Milan.
Il termine di paragone, ricordo, fu Maldini. Era appena finita la sua carriera al Milan e ci si interrogava sul suo futuro fuori dal campo.
Ed è normale che di un calciatore si possa prevedere un futuro in panchina, magari su quella delle squadre giovanili. E qui ci trovammo d’accordo su un punto importante.
La classe di Paolo, indiscutibile e forse trasmessa geneticamente in quella famiglia, ha reso la sua ascesa nel mondo dorato del calcio più veloce. E questo ovviamente non è certo un demerito, ricordo con orgoglio la carriera del mio idolo, sempre preciso e puntiglioso in campo e a Milanello.
La tua storia è stata diversa. Chiunque ti conosca ti descrive come un giocatore che non smette mai di volersi migliorare, un giocatore che deve allenare un talento innato ma meno visibile al primo impatto. Un giocatore che di gavetta ne ha fatta tanta, che ha assorbito come una spugna i consigli tecnico-tattici dei grandi allenatori con cui ha lavorato. Un giocatore che da signor nessuno, che ha lasciato giovanissimo il paese per raggiungere il sogno, è tornato campione in costruzione e che ancora oggi si trova a migliorare, prestazione dopo prestazione.
E se dovessi scegliere, in un remoto futuro, a chi affidare la formazione calcistica dei giovani rossoneri non avrei dubbi: Gattuso. Sa cosa vuol dire lavorare duro, lottare fino allo stremo, imparare meticolosamente tutto ciò che di innato non ha avuto, lottare sempre per emergere e per non perdere il posto.
E le parole pronunciate in sala stampa, quelle che comunque sembrano legarti a doppio filo al Milan, sia come giocatore che in altro ruolo, mi fanno presagire che qualche cosa del tuo futuro, forse, le Parche te l’hanno rivelato.
Ma torniamo al presente.
Caro Rino, tu lotterai e lo so quanto. Caro Rino, tu riuscirai a sconfiggere la maledetta sfortuna che ti ha colpito, la atterrerai con vigore, come fai sul campo con quegli avversari che cercano di beffarti per correre a perdifiato verso la nostra porta.
Caro Rino, tu lo so che sarai sempre al fianco dei tuoi compagni, per cui sei un leader indiscusso e un uomo da emulare. Te lo ha dimostrato anche “lo squalo”, che a prescindere dagli eventi, la stima non viene minimamente intaccata da un colpo di testa in un momento di stress generalizzato.
Caro Rino, tu puoi insegnare molto a tutti i tuoi compagni, ma anche agli avversari. Gli stessi calciatori che in preda a mal di pancia improvvisi sembrano gettare la spugna per ottenere magari più attenzione o migliori condizioni.
Che la tua energia serva anche a loro per capire la fortuna che li accompagna nella vita. Perché fare il calciatore ha certo i suoi lati negativi, ma è uno di quei mestieri che rendono privilegiati ed immortali.
Non si butta alle ortiche la fortuna, questo caro Rino è il tuo insegnamento. Hai toccato le corde vibranti delle persone semplici, sensibili, che di certo saranno unite insieme a te nella tua battaglia. Che la loro, la nostra, energia, possa tramutarsi per te in una corsa da centometrista, che la nostra energia possa aiutarti a sopportare il distacco temporaneo dall’amore della tua vita, il calcio giocato, ma che possa ricordarti di quando per la prima volta con occhi curiosi e ricchi di speranza ti sei affacciato a questo sport, arricchendo tutti noi con la tenacia che ti ha portato a raggiungere obiettivi sempre più importanti.

sabato 8 ottobre 2011

CROLLO VERTICALE

Smile, without a reason why.... Così inizia una delle canzoni che più mi fa emozionare. Un mix di suono e parole che sembrava poter aprire nuovi orizzonti. Life is beautiful... forse. Ma per qualcun altro. Gli ultimi mesi la vita non è che mi abbia dimostrato il suo volto sorridente, anzi.
Improvvisamente i progetti fatti svaniscono, così come i due anni di completa abnegazione dedicati alla loro realizzazione. Nuovamente, mi si consenta, con il culo per terra. Tanto per cambiare. Dicono che tutto accade per una ragione. Bene, vorrei proprio conoscerla questa ragione, ma soprattutto vorrei sapere quale fortuna ha avuto chi ha coniato questo modo di dire.
Cerco nelle parole un significato che vada oltre, ma non lo trovo. La luce in fondo al tunnel è ancora lontana, non ne vedo neppure il minimo scintillio, neppure flebile. Il Buio.
E di tutto questo buio che me ne devo fare? Prenderne atto per ritrovare la bussola e proseguire nella mia strada, in un percorso che ora mi appare costellato di ostacoli insormontabili. Alla ricerca del mio posto nel mondo, perchè quello che avevo progettato in modo attento e meticoloso è svanito insieme alla mia ambizione.
Mi fa rabbia veder distruggere i miei sogni, mi fa rabbia sentire che persone che mi conoscono, forse superficialmente, parlino di me come di una persona qualsiasi. Io non mi sento tale. Ritengo di aver sgomitato tanto per arrivare fin qui e ora tornare mestamente alla base mi rende nervosa.
Questo è il mondo e il modo in cui vivo. Ogni giorno apro gli occhi con meno speranza. Forse ho sopravvalutato me stessa, forse ho anche sopravvalutato gli altri, soprattutto quelli a cui non ho mai fatto mancare il mio appoggio.
Ora più che mai mi trovo da sola a muovere i primi passi in questa nuova vita. Ora più che mai avrei bisogno di energia e non dovrei perdermi in qualcosa che da subito si presenta senza futuro. Ancora una volta mi sono lasciata trasportare dall'emozione, ancora una volta l'ho presa in quel posto.
Ma sopravviverò, anche io. Costruirò nuovamente mattone dopo mattone il piedistallo da cui tornerò a guardare il mondo dall'alto.