martedì 28 maggio 2013

INSENSIBILI, ANAFFETTIVI, OPPORTUNISTI. ECCO I NUOVI DEI

Questo mondo non fa per me. Questo mondo che si crogiola nella sua nullità, nella sua amara apparenza, nella ricerca di soluzioni sempre più semplici che consentono al lupo di braccare e uccidere l'agnello. Un mondo senza più valori, senza ideali, senza la giusta percezione del bene e del male. Un mondo affidato al ritmo veloce e convulso di social network che ci inglobano, che riescono a pervadere ogni angolo della nostra mente sgombra sempre più da materia grigia di livello. Proprio oggi mi dicevano che il nostro Paese è caduto in basso perchè rappresentato da un uomo che dovrebbe stare in geriatria. Già... ce ne fossero di più di persone con la sua cultura, con la sua integrità di pensiero. Invece nell'ultimo trentennio abbiamo assistito alla deriva di ideali più o meno forti, all'annullamento della nostra cultura sostituita a un mix di valori che sono dati dal materialismo sempre più convinto, dalla ricerca perenne di feticci che possano racchiudere il nostro bisogno di affermazione. Si investe sempre più su beni materiali e sempre meno sulla crescita della nostra personalità, della nostra anima. Non mi ci ritrovo in questo mondo abitato da uomini insensibili, egoisti, anaffettivi ed opportunisti. Questi i nuovi valori, il nulla dell'essere contro il totem rappresentato dall'apparire. Un processo iniziato dalla generazione che ci ha preceduto e continuato senza sosta grazie all'avanzare della tecnologia. Un cyborg al posto dell'uomo, qualcuno l'ha già scritto. Noi possiamo solo vederne il rapido ed incessante evolversi.

giovedì 23 maggio 2013

CARO LOLLO...TANTI AUGURI!

Eh..sembra facile dire: voltiamo pagina.Ma come si fa dopo due anni vissuti intensamente! Quanto devono ringraziarci i gestori telefonici, eh mister? Quante parole, quanti commenti, quante risate anche e le battute che mi facevano rimanere senza parole...perchè non le capivo!
Già e oggi è anche il tuo compleanno...e io già ti avevo fatto gli auguri perchè il mio calendario evidentemente era sballato (o forse sono io che ho bisogno di ferie).
Mi sembra strano, come se anche io ti avessi vissuto per nove anni. In fondo un po' invidio chi ha potuto condividere tanto tempo con te sulla panchina, le tue sfuriate, le tue disamine, le tue interviste mancate e riacciuffate per un soffio (hai chiamato la mia addetta stampa?).
Ci siamo fatti un mazzo tanto, ma ci siamo anche divertiti. O almeno, io con te mi sono divertita. Il Mino Raiola di noialtri... che lo stesso di fronte alla tua foto mi dice "E quando me l'hai fatta?" (ahaha) Di certo ricorderò a memoria i primi tre campioni di una Juventus che non c'è più... Zoff, Gentile, Cabrini...giocatori di alto spessore come chi me li ha ricordati ogni maledetta domenica.
Le nostre strade sportive si dividono, non avrò l'onore di poter lavorare con te in quello che sarebbe stato l'anno della Stella (ma se vuoi scriviamo 10 sul campo!!), ma sono certa che le nostre vite, mia, tua, di Carlotta, Filippo, della Ludo (che vedrai quanto rimpiangerai gli anni a sbraitare sulla panchina quando sarà più grande) e di Barbara, la donna più dolce che potessi trovare sulla tua strada, saranno unite ancora e ancora.
Tanti auguri mister! Onorata di aver potuto commentare il tuo calcio...


domenica 19 maggio 2013

L'ARTE DI SAPER ASCOLTARE

"La cosa più importante nella comunicazione, è ascoltare ciò che non viene detto". Sembra un paradosso, ma tutti, se leggiamo con attenzione le parole di Peter Drucker, ci troveremo ad annuire meccanicamente a questa affermazione.
Proprio questa è la discriminante nella comunicazione. In quella di tutti i giorni, in quella familiare, in quella affettuosa, tra amici, amanti, amori impossibili. Tutto sarebbe così semplice se oltre alle parole, pronunciate, sussurrate, urlate, si desse peso a quegli sguardi che le accompagnano, a quei sospiri, a quelle pause che denotano smarrimento, a quelle ditorsioni vocali, che fanno trapelare malessere. Troppo difficile, ci vuole troppo tempo, ci vuole la sensibilità adatta, ci vuole attenzione all'altro, ci vuole la rinuncia all'egoismo, all'egocentrismo. Ci vuole passione, amore, affetto, ci vogliono sentimenti sinceri, non ci vuole un rapporto basato sull'opportunismo, non ci vuole un rapporto basato sul do ut des o sul reciproco scambio di favori.
Tutto questo non riesco ad accettarlo, soprattutto se la mancanza di attenzione arriva da chi ha sempre avuto bisogno della mia. Per anni, per tanti anni. Ma che importa...si fa in fretta a dimenticarsi di ciò che è stato. Basta poco per perdersi di vista. Basta poco. Già.
Quel legame labile...ci vuole poco a scioglierlo per sempre. Forse perchè era destino che quel nodo non si formasse. Perchè evidentemente è stato casuale, come quando metti una mano nei capelli e ti accorgi che qualcuno di loro per sbaglio si è intrecciato. Lo sciogli quel nodo e se non riesci lo tagli. Così lo elimini per sempre.

sabato 18 maggio 2013

IL DOLORE NEL DIRE ADDIO




E’ arrivato il momento dei saluti. Sai quelli che dici: non li farò mai? E’ inutile che pensi alle parole adatte tanto non serviranno? Eccomi qui dunque a trovare un modo per mettere in ordine i pensieri. Due anni di pensieri, di battute, di esperienze vissute insieme, di partite, di urla, di scontri a volte, di sorrisi ed emozioni. Ogni volta è così, maledetto il giorno che ho scelto di fare questo mestiere. Perché ogni volta sto male quando devo dire addio a qualcuno. Che poi...addio….mica è un addio, ma non sarà più la stessa cosa. Ma chi cavolo stresserò la domenica per avere la formazione? “Scrivi Giulia: Zoff, Gentile, Cabrini…” E chi stresserò per andare davanti alle telecamere? Perché sei il mister, devi mettere la faccia a volte... E invece a me piacciono quelle persone che non amano stare davanti ai riflettori. Perché la loro vita e i loro pensieri rimangano privati, sinceri e non manipolabili da quattro arrivisti che sfruttano parole pronunciate in un contesto preciso per distorcere la realtà. (taaac!) Ecco, quando sono arrivata a Stresa, l’anno scorso, tutti mi dicevano: vedrai che con Foti sarà difficile lavorare. Invece mi sono bastati due incontri e già avevo capito che avrei adorato quell’uomo sulla panchina dello Stresa. Già nella trasferta per l’amichevole con il Varese… poche battute,mi sono piaciuti i modi schietti, le frasi taglienti, il sorriso dopo averne detta una delle tue. Eh caro mister, già a Loro Piceno ero completamente felice di poter lavorare con te. Mi ricordo ancora di aver contrattato la tua presenza davanti alla stampa allora…. Su quel pullman con quel caldo...che ridere! Mi sembrano così lontani quei giorni, mi sembra di essere protagonista di un brutto sogno, ma non riesco a svegliarmi.
Anche questo è il calcio, lo so, dovrei essere abituata a queste dinamiche eppure….non mi ci abituo mai. Dovrei riuscire a trovare una squadra a cui non affezionarmi, ma come si fa?
Mica si può fare il mio lavoro se non si sente qualche cosa dentro che ti fa trovare l’ispirazione ogni settimana, ogni domenica, ogni maledetta domenica! Quel campo, quei ragazzi che rincorrono un pallone, quel guerriero in panchina che diventa il loro generale sul campo e il loro padre là fuori. Perché a chiunque io chieda qualche pensiero su di te, quel giocatore qualunque mi dirà: è un grande, è una persona vera.
E quel calcio giocato sempre con il piglio dei campioni contro qualsiasi avversario, contro ogni campo...tanto che quella volta, a Briga quando ti ho sentito urlare: “lancia lungoooooo” credevo di sognare! Solo nei giorni scorsi ho potuto vedere il modo con cui hai affrontato il Novara….ecco ora capisco anche i complimenti di Tesser!
Lo Stresa perde un grande tecnico, ma soprattutto un grande uomo, una persona corretta, una persona che ha sempre messo i valori umani al di sopra di quelli calcistici. Forse in alcuni contesti può aver rappresentato, per alcuni, un lato debole, ma è ciò che ha consentito al gruppo di sopravvivere ai vari terremoti che, soprattutto quest’anno, poteva destabilizzarlo.
Hai fatto da muro, da collante, da scudo eppure questo non basta.
Hai lottato nove anni in questa società, io sono arrivata solo ai titoli di coda, ma so che c’è chi, meglio di me, potrà raccontare ai posteri la tua epopea. Io mi accontento di poter raccontare un finale amaro ora, ma vissuto intensamente, sempre sul filo di lana e che, in zona Cesarini, poteva anche essere riscritto. Ma il destino a volte è beffardo e forse ci voleva ANTONELLO FOTI in campo ancora a trascinare i suoi compagni verso la vittoria.
Eppure, questa non è una sconfitta. Hai messo in scena una stagione da quasi miracolo. Hai ridato speranza a uomini che sembravano abbandonati ai cattivi presagi. Hai trovato la formula della quadratura del cerchio e fino alla fine i tuoi prodi ti hanno seguito. Che dire… arrivati a questo punto, mentre scorrono i titoli di coda, spero che qualcuno possa investire nella scrittura di un sequel di successo. Perché la storia di Foti non può mica finire qui. Stresa è stato il primo capitolo, ora ti attendono le parti più intense di un romanzo che, sono certa, diventerà un best seller.


venerdì 3 maggio 2013

DIETRO LE SBARRE PER ESSERE LIBERI

Mancavo da un po'. La mia vita è stata sconvolta dalla consapevolezza che, inevitabilmente, sarò io a doverla sconvolgere. Non si può vivere di sogni, anche se sarebbe bello poterlo fare. Non si può vivere della materia di cui i sogni sono fatti, ci vuole concretezza. La mia ricerca verso un'alternativa percorribile che potesse almeno avvicinarsi alle mie competenze sembra essere giunta, almeno per ora, al capolinea. Ci è voluto un po' per accettarlo, mi sono sentita violentata nell'anima, mi sono fatta del male, ho visto cadere pezzo dopo pezzo il castello che con fatica ero riuscita a costruire.
Ma che posso farci? Ho messo ogni energia in questa impresa, ogni consistente risorsa. Evidentemente non sono abbatsanza brava o forse, molto più verosimilmente gettando l'occhio attorno a me, non ho abbastanza faccia tosta, non ho abbastanza sfacciataggine e non sono abbastanza falsa e viscida per poter emergere.
Brutta considerazione? Invidia? No, nulla di tutto questo. Realtà assolutamente riscontrabile dai fatti, assolutamente provata e non opinabile. La mediocrità imperante non è altro che il risultato di scelte consapevoli dettate da strategiche decisioni prese per far ammalare le menti di questo paese. E non esagero. Perchè solo in alcuni casi, anche in contesti molto più allargati di quello in cui lavoro, posso commuovermi, letteralmente, di fronte a pochi sprazzi di lucidità e coscienza critica. Ho tentuo una copia del giornale del Napolitano-bis a testimonianza dell'esistenza di queste menti impegnate e lungimiranti, colte e profonde, perchè il resto, ciò che normalmente mi circonda, sembrano slogan pubblicitari, frasi fatte, luoghi comuni, marchette, a volte, che mi fanno davvero perder la speranza.
Ho riflettuto su eventi che mi hanno coinvolta personalmente, che mi hanno messo sul banco degli imputati e mi sono resa conto che i giudici erano a loro volta corrotti e soprattutto corruttibili. "Non si vede la trave nel proprio occhio" così dice un vecchio adagio. Già. Io ho travi e spilli nei miei, ne sono consapevole, non sono perfetta, nessuno lo è. Ma non mi nascondo mai, nemmeno dietro un palo, figuriamoci dietro un dito. Sono delusa, questa delusione arriva all'indomani di un giorno importante, quello che mi porterà al primo traguardo di una vita. Come ogni volta si tirano le linee per fare somme di cui poi ci si stupisce. Intorno a me posso davvero contare su poche persone, pochi sono quelli che considero importanti nella mia esistenza. E anche tra quelli qualcuno mi ha lasciato con l'amaro in bocca. Evidentemente è colpa mia, merito io questo. Ci sono segnali che sono più forti di un tuono nella notte, di quelli, per intenderci, che ti fanno sobbalzare tra le coperte e che lasciano che l'adrenalina faccia il suo corso prima di poter tornare a sognare.
Questo mi porta a pensare che in questo mondo, fatto di superficialità, di immagini, di esteriorità esibita, solo chi ha poca cultura, poca sensibilità, poca attenzione all'altro possa sopravvivere senza pensieri. L'allegria ostentata da alcune persone deriva dalla poca consapevolezza delle cose. Meglio per loro, ma non per me. Eppure bisogna dare l'impressione di essere plasmabili per essere presi in considerazione, bisogna dare la sensazione di avere poche resistenze per poter essere all'altezza, (ma forse bassezza è il termine più corretto) di questo mondo. Fingere, per rimanere se stessi solo quando si è soli e magari lasciar scorrere quelle lacrime di dolore che tutto questo, inevitabilmente crea.Stare dietro le sbarre, consapevolmente, per sperare poi, un giorno di poter essere liberi.