Sono in una fase di pessimismo cosmico, da fare invidia al buon Giacomino. Ovunque si posi il mio sguardo il colore svanisce, rimane il dolore, la fatica, la solitudine, il dover abbassare lo sguardo per non far intravvedere a chi non capirebbe, un occhio lucido e colmo di tristezza.
Ogni giorno mi chiedo cosa, nella mia vita, è stato tanto grave da dover essere scontato in questo modo. Ovvio, di sbagli ne ho fatti tanti. Di scelte sbagliate, di mosse azzardate, di colpi di testa. Ma mai per ferire, solo per raggiungere obiettivi che mi sembravano importanti.
Esatto, mi sembravano. Perchè ora, come molti è vero, ma ciò non mi consola, mi trovo con in mano un pugno di mosche che all'apertura della mia mano saranno pronte a volare via, visto che non stringerò abbastanza da farle rimanere costrette entro uno spazio così angusto.
Ho capito che in questo mondo si va avanti solo se scendi a compromessi inaccettabili o se alle spalle hai qualche potente, che possa sorreggerti o sponsorizzarti. Lo vedo ogni giorno. Il sentiero tracciato da me a volte è pista veloce per altri. Non capisco come possa ancora essere other-oriented, che se non si dice così non è importante. Mi rendo conto che in questo momento, con una vita sociale azzerata, anzi con una vita asociale, ho intorno a me persone che non mi comprendono, per la maggior parte. Non per colpa loro. Sono io che vivo la vita con tale intensità da pretendere che non possa esserci leggerezza, a volte.
Non cerco nè compassione, nè tantomeno pietà. Sono solo stanca di investire le mie forze per altri, di elargire competenze per altri, di risolvere problemi che altri si trovano sempre risolti.
Mi sono stancata perchè di energia non ne ho più e il mio corpo sta cedendo alla fatica. Ma il problema non è che il corpo si fermi. Il problema è che ormai la mia anima tace.