venerdì 26 luglio 2013

NON E' NECESSARIO CHE IL CORPO SI SPENGA, SE L'ANIMA TACE

Sono in una fase di pessimismo cosmico, da fare invidia al buon Giacomino. Ovunque si posi il mio sguardo il colore svanisce, rimane il dolore, la fatica, la solitudine, il dover abbassare lo sguardo per non far intravvedere a chi non capirebbe, un occhio lucido e colmo di tristezza.
Ogni giorno mi chiedo cosa, nella mia vita, è stato tanto grave da dover essere scontato in questo modo. Ovvio, di sbagli ne ho fatti tanti. Di scelte sbagliate, di mosse azzardate, di colpi di testa. Ma mai per ferire, solo per raggiungere obiettivi che mi sembravano importanti.
Esatto, mi sembravano. Perchè ora, come molti è vero, ma ciò non mi consola, mi trovo con in mano un pugno di mosche che all'apertura della mia mano saranno pronte a volare via, visto che non stringerò abbastanza da farle rimanere costrette entro uno spazio così angusto.
Ho capito che in questo mondo si va avanti solo se scendi a compromessi inaccettabili o se alle spalle hai qualche potente, che possa sorreggerti o sponsorizzarti. Lo vedo ogni giorno. Il sentiero tracciato da me a volte è pista veloce per altri. Non capisco come possa ancora essere other-oriented, che se non si dice così non è importante. Mi rendo conto che in questo momento, con una vita sociale azzerata, anzi con una vita asociale, ho intorno a me persone che non mi comprendono, per la maggior parte. Non per colpa loro. Sono io che vivo la vita con tale intensità da pretendere che non possa esserci leggerezza, a volte.
Non cerco nè compassione, nè tantomeno pietà. Sono solo stanca di investire le mie forze per altri, di elargire competenze per altri, di risolvere problemi che altri si trovano sempre risolti.
Mi sono stancata perchè di energia non ne ho più e il mio corpo sta cedendo alla fatica. Ma il problema non è che il corpo si fermi. Il problema è che ormai la mia anima tace.

sabato 20 luglio 2013

Degenerazione sociale

Leggevo. Questa mattina dal parrucchiere, una rivista femminile. Mi ha colpito una lettera, quella di una mamma che cercava risposte o forse conferme al suo pensiero. Si chiedeva in che mondo stiamo vivendo, in che mondo sta vivendo sua figlia, adolescente rapita come tutti, in modo consapevole, dalle dinamiche di questa società, dove il messaggio imperante è legato all'apparire e non all'essere. Si chiedeva come poter dare ancora dei valori sani, come trasmetterli senza creare una sorta di stato di emarginazione a sua figlia che, forse pur condividendo il messaggio materno, opponeva alle sue considerazioni circa l'importanza di una solida cultura e di valori veri, il teorema preponderante legato alla nostra era: arriva chi appare a scapito di chi è.
La lettera sulle pagine del giornale era priva di risposta. Forse perchè la risposta era implicita nella bontà del pensiero di quella madre, che ad oggi viene considerata come una sorta di Don Chisciotte in una lotta senza possibilità di scampo contro i mulini a vento. Come si può lottare contro una degenerazione totale dei valori? Appunto, si rischia l'emarginazione, in senso lato ovviamente, sociale. Si fa la figura della mosca bianca nello sciame di compagne nere. E' davvero desolante pensare al degrado umano in cui viviamo ogni singolo giorno. Io stessa mi sento una canoa senza remi in un fiume in piena, trascinata dalla forza della corrente. Le sole braccia per remare non sono abbastanza e ci si trova alla deriva. Correnti impetuose create da persone con pochi scrupoli e altrettanto assenti valori. Non c'entra la qualità culturale, non è abbastanza, per sopravvivere, arroccarsi a quelle poche pietre miliari che incontriamo nel nostro cammino. Non è più sufficiente sapere ed essere consapevoli di chi si è, perchè ormai se nessuno riconosce la tua stessa visione del . mondo, si è costretti ad adeguarsi. Mi trovo in balia di scelte che non posso compiere, di situazioni estreme a cui non posso porre termine. Questo non solo per colpa mia, ma anche grazie (e dire grazie è un eufemismo) alle politiche disorientanti che guidano questo paese. Nessun ideale saldo, nessuna mente (o troppe poche) in grado di ergersi ad esempio, in grado di porsi come guida. Allo sbando, senza armi per combattere lo status quo delle cose.
E ti trovi a dover chinare la testa per paura, a vivere nel terrore che tutto possa finire, ad aver ragione di opporsi ma a dover altrettanto tacere. La cosa terribile di tutto questo è l'arroganza di certe persone che si permettono di trattarti come fossi qualcosa di loro proprietà, che ti mettono spalle al muro senza possibilità di fuga. Una condizione disumana, una violenza psicologica che oltrepassa di gran lunga la tollerabilità. Ma si deve andare avanti, sbeffeggiati anche da chi dovrebbe aver il compito di garantirci un futuro. Bamboccioni, ci hanno chiamati. Choosy. E chi più ne ha più ne metta. Poi però analizzi la statura delle persone da cui provengono queste offese, perchè tali sono, e ti chiedi: ma non è troppo facile sparare giudizi senza nemmeno pensare che ciò che dici potrebbe succedere anche ai tuoi figli? La risposta è semplice: il loro potere consente alla loro stessa discendenza di occupare facilmente ruoli sociali inarrivabili per noi comuni mortali. E allora... come fai a combattere ancora?