Non poteva esserci gioia più grande in questo weekend tutto dedicato alla Final Four di Coppa Italia. “Omegna c’è” recita lo slogan impresso con colori rossoverdi su quella maglietta candida che ha invaso, letteralmente, gli spalti di un PalaBorsani stracolmo. Ma andiamo con ordine. Iniziamo con calma a ripercorrere questi due giorni di passione intensa. E non mi soffermerò sul piano tecnico per descrivere l’emozione che questa squadra regala a tutti noi, ci hanno già pensato altri.
Quello che vorrei capisse chiunque si trovasse a rileggere l’epopea di questa conquista è la passione che trasuda da ogni poro di chiunque di noi, di voi, abbia partecipato con il proprio calore alla conquista di un trofeo che forse in pochi, ad inizio stagione, pensavano di poter riporre su una bacheca fatta ad hoc. Lo ribadisce il patron di questa squadra delle meraviglie, Ugo Paffoni, visibilmente soddisfatto ed emozionato, che dopo aver ricordato il batticuore nel momento in cui è suonata la sirena, si sofferma sulla quasi incredulità, ex post, nel vedere proprio la sua squadra sollevare l’ambito trofeo. “Sapevo di avere una squadra forte, ma non mi aspettavo così tante vittorie” e intanto si lascia andare ai festeggiamenti insieme ai suoi giocatori, insieme ai tifosi che l’hanno seguito nella sua Omegna per un brindisi corale. Una coppa che mette un sigillo importante a questa cavalcata trionfale di metà stagione e che potrebbe essere, come sottolinea lo stesso patron “il primo di molti altri traguardi!”. Tornando al parquet sul quale i nostri ragazzi si sono prodigati in azioni spettacolari, battendo prima Trento e poi Torino, la cornice di pubblico dei due giorni è stata quel tocco in più che ha sicuramente fatto sorridere le casse legnanesi, ma che ha dato un sostegno instancabile a Picazio e compagni. Soprattutto nella finale. La partita di regular season appena giocata al PalaRuffini faceva sentire ancora la sua forte eco: due supplementari per avere la meglio sulla squadra di Faina. Ma la finale è una gara a sé e la Paffoni è partita in quarta, lasciandosi alle spalle i torinesi da subito. Solo nel terzo quarto la squadra di Faina ha provato a rialzare la testa, ma i ragazzi di Di Lorenzo non hanno ceduto di un solo canestro alle offensive avversarie e anzi, hanno costruito un ultimo periodo quasi perfetto, che poi ha consacrato anche Casadei come MVP del torneo. Si, perché la stampa che ha affollato la tribuna dedicata al PalaBorsani è rimasta fortemente impressionata dalla prestazione corale della Paffoni. I commenti positivi, gli elogi sono stati distribuiti, a seconda delle situazioni di gioco, ai ragazzi in rossoverde, ma su tutti sono stati due i nomi più gettonati: perché se Casadei ha sollevato il trofeo personale, è apparso lampante agli occhi di tutti, il talento puro del nostro Bertolazzi, autore di una gara quasi impeccabile nel ruolo più delicato. Deus ex machina della vittoria, quasi allenatore in campo, dotato anche di colpi che sfruttando il linguaggio cinematografico definiremmo effetti speciali, che ha dettato ogni singolo atto di una partita che rimarrà nella storia. E questa vittoria arriva in un momento chiave della stagione, in un momento particolare anche per un elemento importante di questa società. Coach Di Lorenzo, quando si trova a parlare del momento più emozionante della vittoria lo sottolinea: “Il mio abbraccio con Gianluca Trentini”. L’addetto stampa della Paffoni, lo speaker che con la sua voce, la sua energia, trascina il palazzetto durante le gare casalinghe ha vissuto nei giorni scorsi il momento più tragico. La prematura scomparsa della sua cara mamma, Emanuela, l’ha proiettato in questo evento con un peso sul cuore. Ecco allora che questa vittoria, questa grande emozione, questo abbraccio che attesta il grande affetto di un uomo di sport e di tutti noi nei suoi confronti, deve essere l’ennesimo punto fermo da cui ripartire.
E le ultime righe a disposizione le voglio dedicare agli oltre seicento cuori rossoverdi: una cornice degna di platee importanti, eterogenea, festante, emozionante. Grandi e piccini, un muro bianco tra i colori presenti al palazzetto. Un tocco di colore dato dalle sciarpe, dai palloncini colorati, dalle voci sollevate in cielo per sostenere i propri eroi. E al momento della premiazione, con l’Inno di Mameli in sottofondo, un miscuglio di lacrime e risa, tutti sul parquet ad abbracciarsi, a toccare con mano il metallo luccicante del trofeo, a rubare strette di mano ed autografi. “Omegna c’è”, dicevamo e la Coppa Italia sollevata da Picazio tra gli applausi, ne è la prova.