Eravamo rimasti al “Bentornato Verbania”, quel saluto beneaugurante dopo la partita casalinga contro la Dufour. Ci ritroviamo oggi con un sorriso stupito stampato in viso. Guardare la classifica con quel nome, Verbania, che campeggia in terza posizione, solitario, alle spalle di due delle favorite per la vittoria finale, forse nessuno di noi se lo aspettava. Vero è che sono passate solo otto giornate, che il campionato è lungo, che tutte le squadre di questo girone sembrano smentire continuamente i pronostici e le statistiche, eccezion fatta per il Gozzano che corre sola e veloce lassù, in testa, a punteggio pieno.
Oggi ci siamo ritrovati allo stadio “Galli”, contro quel Baveno che dalle dichiarazioni del suo presidente, punta a vincere lo scudetto del VCO, vuole arrivare un punto avanti rispetto al Verbania. Contro quel Baveno che schiera Lucia, bomber indiscusso ma è privo di Oliva, una delle vittime del turno infrasettimanale, come Andrea Fernandez d’altronde, che nonostante la lieve entità del danno, sono pochi tre giorni per riprendersi.
Due squadre che arrivano da una vittoria e di certo vorranno ripetersi, per evitare l’altalena di risultati che poi si paga a fine anno.
La partita inizia subito nel migliore dei modi per il Verbania che si porta in vantaggio grazie all’ennesima punizione scodellata dallo specialista Rabozzi in quell’area dove, non si capisce come, Lanza si aggira senza che nessuno se ne preoccupi: e proprio il suo stacco di testa imprime quella traiettoria fastidiosa al pallone che si rende viscido allo sguardo del portiere di casa, Campana, che non può che inarcarsi per guardare la sfera gonfiare la rete.
E lo stadio esplode. Già, siamo al “Galli” di Baveno ma ci si sente un po’ a casa. Sono, ancora una volta, tanti i tifosi biancocerchiati presenti sugli spalti. E sono attenti a ciò che ha scosso gli animi e la cronaca nazionale in questi giorni. Così al minuto di silenzio per la morte dei soldati in Afghanistan si aggiunge uno striscione dedicato a Sarah, l’angelo ucciso dall’orco e volato in cielo troppo presto.
E anche Tonati guarda lassù tra le nuvole ogni volta che prende fiato, perché oggi di chilometri ne ha percorsi tanti, perché sa che oggi uno sguardo in più da quel cielo plumbeo farà filtrare un raggio di sole per illuminargli la via.
Mister Boldini è in piedi, a dettare il ritmo della marcia che segna l’avanzata per conquistare il campo nemico e non si placa. Il Verbania lo segue, Nicolini detta il ritmo e smista palloni. Ci vorrebbe un sensore per contare il numero esatto di passaggi effettuati dal centrocampista verbanese. Di una cosa ho preso nota: i passaggi verso Tiboni. Undici. Che sembrano pochi nell’arco di quasi novanta minuti, ma sono un numero impressionante nell’arco della gara soprattutto se si considera che sono quelli finiti esattamente tra i piedi del giovane attaccante.
Piedi che dimostrano di saper bene interpretare il gioco del calcio, piedi che vengono sbalzati da terra al 23’ quando per fermarne la corsa insidiosa Di Benedetto non può far altro che placcare l’avversario, un movimento un po’ scomposto forse, che arpiona da dietro il piede d’appoggio di Tiboni che si ritrova rotolante a terra.
Un cartellino si solleva subito dal taccuino nero dell’arbitro: è rosso.
Mister Manzo rimane attonito, il suo difensore allarga le braccia, ma già il gesto di volersi sistemare il calzettone, sguardo a terra, aveva fatto presagire il peggio, quasi fosse una silenziosa ammissione di colpa.
Baveno che dovrà lottare con un uomo in meno, ma che ben reagisce alla sventura, complice un calo nel ritmo del gioco verbanese.
I padroni di casa sistemano l’assetto, complice anche uno stop prolungato perché Nicolini rimasto a terra fatica a rialzarsi.
Tiboni, che vorrebbe lanciare la stoccata finale all’avversario, prende palla e serve Tonati che in corsa si trova a tu per tu con Campana e nella scelta del colpo opta per il tiro rasoterra. Campana però si tuffa e intercetta con il corpo la palla che avrebbe fatto gioire a alzare il dito al cielo, quello stesso cielo plumbeo da cui si intravvede un raggio di sole.
Manca quel gol al “Pippo” verbanese, manca per riprendere un po’ di fiducia, per non sentire più quei noiosi borbottii ma…. come cantò qualcuno “un giocatore si vede dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia” e queste cose Simone “Pippo” Tonati le ha dimostrate e messe al servizio degli altri compagni. Corridore infaticabile, poter contare le molecole di ossigeno trasformate in energia pura, in guizzi per anticipare l’avversario, in passaggi, in tocchi e calci ricevuti, in rientri in difesa, in stacchi di testa per sventare l’assalto, poterle contare non basterebbe un calcolatore di ultima generazione. E chi se ne frega se manca il gol. Come dice qualcuno, è tutto scritto. E prima o poi lo spiraglio di luce illuminerà la porta anche per lui.
Nel finale il Verbania sfrutta tutte le pedine a disposizione sulla scacchiera: i due terzini avanzano spediti, lasciando Lanza e Cagnini a difesa della porta, Nicolini alza il baricentro e lancia Di Iorio che arpiona la palla e serve Marcatti quasi vicino alla linea di fondo. L’attaccante, neo acquisto del Verbania riesce a tenere in campo il pallone e Campana deve superarsi per rincorrere la sfera prima che l’accorrente Tiboni la faccia roteare dietro alle sue spalle. Proprio Marcatti oggi sembra meglio inserito nella manovra offensiva del Verbania, mancano ovviamente gli automatismi che fanno giocare a memoria la squadra, ma i suoi tocchi sono sopraffini. E parlando di prelibatezze, a tempo quasi scaduto Violi strappa l’applauso e il coro degli ultrà per un anticipo da professionista sull’esperto Agazzone che al momento di girarsi e crossare si trova senza palla tra i piedi: l’espressione del giocatore del Baveno non lascia adito a dubbi: sorpresa nella peggiore delle ipotesi!
Le due squadre devono attendere qualche minuto prima della ripresa, i giocatori sono schierati in campo, ma degli arbitri nemmeno l’ombra.
Ma bastano tre minuti al Baveno per rimettere in parità il risultato.
Lucia è pronto a battere una punizione dal limite dell’area, pronto per la seconda volta a dire il vero, dopo che Rabozzi era uscito anzitempo dai 9,15 metri della barriera.
Al fischio dell’arbitro l’attaccante azzurro disegna una parabola che dopo aver toccato il massimo oltrepassando la barriera si insinua all’incrocio dei pali di Ripamonti che, pur volando, non può raggiungere la sfera.
Galvanizzato dal gol Lucia ci riprova servendo Agazzone che però di testa non impensierisce Ripamonti.
Ma il Verbania non si è di certo rassegnato e Rabozzi non è certo pittore minore e al 53’ pennella una punizione che arriva a Ciavarella che di sinistro insacca il gol del 2-1. Due gol, due difensori. Due gol due calci di punizione di Rabozzi. Due gol, due tocchi maestosi.
E’ arrivato il tempo di Ramalho, Marcatti ancora non ha la partita nelle gambe e gli cede il posto. Grinta e velocità non mancano al nuovo entrato e con Campana fuori dai pali tocca a Accomazzo, in modo quasi rocambolesco, fermare palla e avversario quasi sul palo. Spazio anche a Comandini che rileva l’osannato Tiboni e anch’egli trova il suo spazio, con una bella discesa in fascia in assoluto contropiede solitario che viene conclusa con un tiro parato in due tempi da Campana.
Nel frattempo il Verbania perde Lanza per un brutto fallo di Agazzone su Lanza. Al suo posto Gaballo, che di testa non ha eguali, che si posiziona al fianco di Cagnini, che anticipa La Prova, che disorienta Lucia nel finale, non pago del suo precedente gol.
Un Verbania che gioca meglio fino a che la parità numerica è assicurata, un Verbania che si spezzetta per alcuni momenti della gara, una squadra che però rimane unita anche se non impeccabile. Un allenatore che non si siede in panchina, perché i suoi ragazzi corrono e lui con loro.
Un Verbania solo al terzo posto, su cui nessuno avrebbe scommesso a inizio campionato. Un terzo posto che si sa è provvisorio, ma che carica, che ridona motivazione, che forse farà spegnere le sirene allarmanti attivate dopo la prima giornata. Una squadra che può far bene ma che rimane con i piedi ben piantati per terra, perché questo campionato non fa sconti, perché sono tante le compagini ben armate per arrivare in fondo alla guerra. Questa è la prima battaglia, il conto dei feriti si farà solo alla fine. Quando si saprà chi avrà vinto la guerra.