venerdì 18 novembre 2011

TANTI AUGURI CAMPIONE!

Non ho una testata che possa ospitare queste mie parole, dunque approfitto del mio semplice blog, che raccoglie le emozioni vere di questa mia vita.
Oggi è un giorno particolare, il compleanno di un calciatore che mi colpì dal primo giorno.
Carattere deciso in campo, tecnica sopraffina, uno stacco imperioso in area di rigore. La sfortuna l'ha bloccato ancora , questa volta c'è voluto un passaggio sotto ai ferri per farlo tornare decisamente in forma, ma tanto lo si sa, la gente come lui non molla. Mai.
Avversario sempre corretto, i classici calciatori contro cui è un onore combattere, compagno di squadra leale e saggio, come in più occasioni mi hanno raccontato i suoi amici.
Un giocatore che guarda ancora il calcio come quello sport che fa battere il cuore, lui che nel calcio ha introdotto innovazioni incredibili, alle quali mi sono potuta ispirare nel mio lavoro di tesi.
Una persona schietta, sincera, umile, disponibile, altruista.
Un ragazzo perbene, in un mondo che non ti lascia a volte il tempo per poterlo apprezzare.
Per questo ci tenevo a scrivere qualche riga. Scripta manent dicevano gli antichi.
E nell'augurarti un recupero record, sperando di poterti rivedere su quel campo verde a correre incontro al pallone, oggi voglio anche augurarti

BUON COMPLEANNO GIULIANO!!!

domenica 13 novembre 2011

UNISCITI AL BRANCO!

E chi l'avrebbe detto! Oddio, a dire il vero sarebbe stato pronosticabile visto il mio amore smodato per ogni genere di sport, ma non credevo che il basket potesse entrare di prepotenza tra i "preferiti".
Uno sport che tecnicamente conosco poco. Non dal punto di vista delle regole basilari, ovviamente. Non riesco a seguirne la tattica, ma mi affascina. Soprattutto quando chi lo interpreta lo fa da assoluto protagonista.
Perchè non sono gli oltre 200 cm della maggior parte dei giocatori ad impressionarmi, o la loro facilità nell'arrivare a canestro. In effetti il ruolo che prediligo è qeullo degli uomini più normali, i non giganti del basket che però sono i veri protagonisti del gioco.
E se dovessi fare un nome è scontato dire che sono state le movenze di Bertolazzi, playmaker della Paffoni, ad avermi impressionata. Perchè anche quando vedevo Varese, non sono mai stata colpita così a fondo da attendere con spasmo la prossima partita. E vedere il basket in tv non è lo stesso che vivere il parquet live.
Ed eccoci dunque a commentare, sottolineare direi con un termine più adeguato, le movenze di questo interprete.
La velocità d'esecuzione, la fantasia sotto canestro, le finte, le movenze leggere rispetto alla pesante fisicità di altri giocatori. L'inventiva, la genialità di alcune giocate e quei palloni da tre che in riscaldamento uno dopo l'altro entrano nel canestro senza quasi sfiorarlo. Una tecnica sopraffina affidata ad una mente tattica eccellente.
Ecco cosa mi ha colpito. Quando in campo c'è Gnegno, come viene chiamato da chi lo conosce molto meglio di me, il gioco cambia, i compagni gli affidano i palloni quasi fossero dei gioielli preziosi che lui deve custodire e far fruttare.
Ecco. Senza poter parlare estesamente di tecnica questo è ciò che per ora mi ha colpito di questo giocatore, artefice della mia passione verso una squadra che nell'ululato del palazzetto cerca e forma il branco, a cui mi sono unita anche io!

mercoledì 26 ottobre 2011

Tratto da www.milannews.it. La mia lettera a Rino Gattuso. Perchè un campione è tale soprattutto fuori dal campo.

Caro Rino,

è la seconda volta che mi trovo a dover commentare un tuo infortunio. La prima volta fu nel 2008, durante la partita contro il Catania. L’infortunio al ginocchio, l’operazione ad Anversa, la corsa contro il tempo per il rientro in campo, per tornare a rincorrere pallone e avversari davanti a platee in delirio, che tu stesso, a braccia aperte, sollevi nel giubilo.
Speravo di non dover mai più scrivere in queste circostanze. Invece la sorte, implacabile parca che fila il destino di tutti noi, ha voluto il contrario.
Se davvero è già tutto scritto, perché mai non riusciamo a leggere con anticipo quello che può succederci?
Le tue parole non lasciano adito ad alcun dubbio: lotterai nella vita come hai sempre fatto sul campo, senza risparmiarti, senza sosta fino a raggiungere il tuo obiettivo.
I campioni, quelli veri, si vedono al di là delle movenze tecniche sul campo. Tu in questo momento difficile della tua carriera hai parole per chi, magari nelle tue stesse condizioni, ha la  sfortuna di non essere il personaggio famoso di turno. Ricordare che la gente normale, magari di fronte a problemi anche meno gravi, si trova di fronte a difficoltà ben più ingenti da superare, ti fa onore.
Ma pur senza troppa pubblicità, tu hai sempre sfruttato il tuo essere calciatore di grido in favore delle realtà più normali. La tua scuola calcio, il tuo impegno per la tua terra e per le persone meno fortunate. Campione nella vita, uomo che ha lottato per ottenere tutto ciò che hai ottenuto.
Mi ricordo che un giorno, parlando con un collega, ragionando di un futuro che spero ancora molto lontano, ci trovammo a fare delle ipotesi, basate ovviamente su supposizioni personali, circa il tuo futuro ruolo nel Milan.
Il termine di paragone, ricordo, fu Maldini. Era appena finita la sua carriera al Milan e ci si interrogava sul suo futuro fuori dal campo.
Ed è normale che di un calciatore si possa prevedere un futuro in panchina, magari su quella delle squadre giovanili. E qui ci trovammo d’accordo su un punto importante.
La classe di Paolo, indiscutibile e forse trasmessa geneticamente in quella famiglia, ha reso la sua ascesa nel mondo dorato del calcio più veloce. E questo ovviamente non è certo un demerito, ricordo con orgoglio la carriera del mio idolo, sempre preciso e puntiglioso in campo e a Milanello.
La tua storia è stata diversa. Chiunque ti conosca ti descrive come un giocatore che non smette mai di volersi migliorare, un giocatore che deve allenare un talento innato ma meno visibile al primo impatto. Un giocatore che di gavetta ne ha fatta tanta, che ha assorbito come una spugna i consigli tecnico-tattici dei grandi allenatori con cui ha lavorato. Un giocatore che da signor nessuno, che ha lasciato giovanissimo il paese per raggiungere il sogno, è tornato campione in costruzione e che ancora oggi si trova a migliorare, prestazione dopo prestazione.
E se dovessi scegliere, in un remoto futuro, a chi affidare la formazione calcistica dei giovani rossoneri non avrei dubbi: Gattuso. Sa cosa vuol dire lavorare duro, lottare fino allo stremo, imparare meticolosamente tutto ciò che di innato non ha avuto, lottare sempre per emergere e per non perdere il posto.
E le parole pronunciate in sala stampa, quelle che comunque sembrano legarti a doppio filo al Milan, sia come giocatore che in altro ruolo, mi fanno presagire che qualche cosa del tuo futuro, forse, le Parche te l’hanno rivelato.
Ma torniamo al presente.
Caro Rino, tu lotterai e lo so quanto. Caro Rino, tu riuscirai a sconfiggere la maledetta sfortuna che ti ha colpito, la atterrerai con vigore, come fai sul campo con quegli avversari che cercano di beffarti per correre a perdifiato verso la nostra porta.
Caro Rino, tu lo so che sarai sempre al fianco dei tuoi compagni, per cui sei un leader indiscusso e un uomo da emulare. Te lo ha dimostrato anche “lo squalo”, che a prescindere dagli eventi, la stima non viene minimamente intaccata da un colpo di testa in un momento di stress generalizzato.
Caro Rino, tu puoi insegnare molto a tutti i tuoi compagni, ma anche agli avversari. Gli stessi calciatori che in preda a mal di pancia improvvisi sembrano gettare la spugna per ottenere magari più attenzione o migliori condizioni.
Che la tua energia serva anche a loro per capire la fortuna che li accompagna nella vita. Perché fare il calciatore ha certo i suoi lati negativi, ma è uno di quei mestieri che rendono privilegiati ed immortali.
Non si butta alle ortiche la fortuna, questo caro Rino è il tuo insegnamento. Hai toccato le corde vibranti delle persone semplici, sensibili, che di certo saranno unite insieme a te nella tua battaglia. Che la loro, la nostra, energia, possa tramutarsi per te in una corsa da centometrista, che la nostra energia possa aiutarti a sopportare il distacco temporaneo dall’amore della tua vita, il calcio giocato, ma che possa ricordarti di quando per la prima volta con occhi curiosi e ricchi di speranza ti sei affacciato a questo sport, arricchendo tutti noi con la tenacia che ti ha portato a raggiungere obiettivi sempre più importanti.

sabato 8 ottobre 2011

CROLLO VERTICALE

Smile, without a reason why.... Così inizia una delle canzoni che più mi fa emozionare. Un mix di suono e parole che sembrava poter aprire nuovi orizzonti. Life is beautiful... forse. Ma per qualcun altro. Gli ultimi mesi la vita non è che mi abbia dimostrato il suo volto sorridente, anzi.
Improvvisamente i progetti fatti svaniscono, così come i due anni di completa abnegazione dedicati alla loro realizzazione. Nuovamente, mi si consenta, con il culo per terra. Tanto per cambiare. Dicono che tutto accade per una ragione. Bene, vorrei proprio conoscerla questa ragione, ma soprattutto vorrei sapere quale fortuna ha avuto chi ha coniato questo modo di dire.
Cerco nelle parole un significato che vada oltre, ma non lo trovo. La luce in fondo al tunnel è ancora lontana, non ne vedo neppure il minimo scintillio, neppure flebile. Il Buio.
E di tutto questo buio che me ne devo fare? Prenderne atto per ritrovare la bussola e proseguire nella mia strada, in un percorso che ora mi appare costellato di ostacoli insormontabili. Alla ricerca del mio posto nel mondo, perchè quello che avevo progettato in modo attento e meticoloso è svanito insieme alla mia ambizione.
Mi fa rabbia veder distruggere i miei sogni, mi fa rabbia sentire che persone che mi conoscono, forse superficialmente, parlino di me come di una persona qualsiasi. Io non mi sento tale. Ritengo di aver sgomitato tanto per arrivare fin qui e ora tornare mestamente alla base mi rende nervosa.
Questo è il mondo e il modo in cui vivo. Ogni giorno apro gli occhi con meno speranza. Forse ho sopravvalutato me stessa, forse ho anche sopravvalutato gli altri, soprattutto quelli a cui non ho mai fatto mancare il mio appoggio.
Ora più che mai mi trovo da sola a muovere i primi passi in questa nuova vita. Ora più che mai avrei bisogno di energia e non dovrei perdermi in qualcosa che da subito si presenta senza futuro. Ancora una volta mi sono lasciata trasportare dall'emozione, ancora una volta l'ho presa in quel posto.
Ma sopravviverò, anche io. Costruirò nuovamente mattone dopo mattone il piedistallo da cui tornerò a guardare il mondo dall'alto.

mercoledì 17 agosto 2011

Quell'emozione che lascia senza fiato

E' inutile negarlo: quando scrivo del mio Milan, anche se non sono ferrata di calciomercato e il periodo richiede che si seguano le vicende nella stanza dei bottoni, quando vedo le mie parole pubblicate, commentate, contestate, mi si riempie il cuore di emozione allo stato puro.
E' inutile negarlo, questo è ciò che amo, scrivere, scrivere di calcio, scrivere di Milan. In questo periodo difficile, ogni volta che posso raccontare l'epopea della mia squadra mi sento felice. In questo periodo in cui tutto sembra essere crollato, in cui nel mio futuro c'è un grande punto interrogativo, in cui sotto i miei piedi non c'è più la solida terra a sostenermi, queste emozioni mi regalano la forza per andare avanti.
Me la danno i numeri che leggo accanto ad ogni mio pezzo, me la danno le persone che mi cercano in internet commentando le vicende di via Turati. Mi fa sentire viva poter scrivere, poter esprimere il mio pensiero liberamente.
E non sarò mai grata abbastanza alla mia amica Gaia e alla Redazione che mi ha accolta a braccia aperte in questo progetto editoriale, persone che amano il loro lavoro, persone che si mettono in gioco per qualcosa che va oltre il lavoro stesso. Si, sono felice di essere parte di un gruppo che continua a crescere, sono grata a tutti i lettori che con i loro click mi regalano ognuno un sorriso.
Il calcio è ancora emozione, il giornalismo è passione pura, il Milan è il mio grande Amore.

giovedì 11 agosto 2011

LA STRETTA DELL'ANIMA

Lo ha denunciato anche Vasco Rossi, usando un social network come cassa di risonanza. Il male di vivere ti prende all'improvviso, ti stringe nella sua morsa e fargli abbandonare la presa non è così facile. Il perchè di questo mortale abbraccio non è sempre chiaro a tutti. Solo chi vive certe nebbiose sensazioni riesce a capire l'urlo di dolore, di aiuto, di nostalgica voglia di uscire dal vortice emesso intorno a chi si sente perso.
E sono sempre di meno le persone che riescono ad udire questo lamento. Che lamento non è in fin dei conti. E' una richiesta di aiuto per cercare nuovamente la propria strada, è bisogno di sentirsi amati e sorretti dalle persone che ti circondano.
E purtroppo questo trasforma chi vive questi momenti in un peso, in qualcosa da evitare accuratamente, sperando che tutto si risolva da sè, soprattutto in un periodo come questo, in cui il solleone è il primo pensiero di chiunuqe possa viverne ed assaporarne i caldi raggi dorati.
Ma nel buio dell'anima di chi si sente perso quei raggi luminosi faticano ad indicare la strada.
E così ci si sente ancora e sempre più soli.

sabato 30 luglio 2011

SOLO NEL SILENZIO SI SENTE LA PROPRIA VOCE

Già. I progetti e le fatiche di anni svaniti in un attimo. Ecco ciò che succede quando ci si sveglia all'improvviso da un sogno.
Peccato che io non stessi dormendo, ma vivendo attimo per attimo, con tutta l'energia possibile la mia avventura. Concentrata solo a raggiungere quell'obiettivo, che gli eventi invece hanno deciso di allontanare da me.
Gli eventi e soprattutto le decisioni discutibili prese da chi ci governa. Ma ormai il danno è fatto, ora oltre il danno la beffa, quella di sentirsi anche insultati da chi invece dovrebbe dare speranza e diventare una guida, un esempio di vivere civile.
E intorno a me...il silenzio. Così riesco ada ascoltare la mia voce che urla, che non abbandona mai il suo tono, che mi dice di non mollare mai. Ma il silenzio amplifica anche il mio stato di solitudine, di demotivazione.
Ogni tanto vedo tutto nero e solo in me posso trovare la forza per proseguire. Perchè in questi anni di corse forsennate, in pochi sono rimasti al mio fianco, legati da sentimenti veri e forti. Altri sono comparse, persone che appaiono solo nelle scene di festa e che nel dolore o nella difficoltà abbandonano il campo, perchè l'inquadratura possa soffermarsi su una lacrima che scende sul volto del protagonista.

domenica 10 luglio 2011

Ma è tutto vero?

Dire che sono senza parole....è troppo poco per spiegare il mio stato d'animo in questo momento.
Sembra purtroppo che certa gente, che chiamarla gente è una licenza poetica, riesca sempre ad avercela vinta. Più si è rozzi, ignoranti e disonesti e più questo mondo sembra accoglierti a braccia aperte.
Ma è vero?
Gente che si riempie la bocca di paroloni e giustificativi di cui non conosce il significato. Gente che mente per non ammettere di essere in difficoltà, gente che accusa gli altri di esser falsi, solo perchè vedono nell'altro il riflesso delle loro azioni. Gente che crede che per farsi strada nel mondo bisogna essere ovviamente falsi e finti, senza scrupoli.
No. Io mi preferisco così, con i miei mille difetti, i mille errori commessi, le mille scuse chieste quando ho sbagliato. I miei obiettivi li ho raggiunti con le mie forze, senza dover rendere grazie a qualcuno e posso andare in giro a testa alta, io, senza paura che la gente mi giudichi per come appaio, perchè apparenza e sostanza coincidono.
Qualcuno disse di vergognarsi sentendosi paragonata a me come donna. Io invece vado fiera di come sono. Non ho bisogno di suppellettili o trucchi per stare nel mondo, non ho bisogno di apparire, perchè io so essere.

lunedì 6 giugno 2011

Grazie Beppe! Tu ci hai insegnato a credere negli Uomini e non solo ai bravi calciatori.

Era nell'aria. Mancava solo la destinazione finale. Inutile aggrapparsi alla speranza che Beppe potesse fermarsi. Il nostro Sannino ci saluta, ci ha regalato un anno intenso, ricco di emozioni e speranze che hanno fatto vivere a tutta la città un sogno: avvicinarsi in modo così prorompente alla serie A alla prima occasione utile è davvero impresa titanica. Solo gli eroi sarebbero riusciti a destreggiarsi nello stesso modo in un campionato così lungo e difficile.
Lui eroe lo è, lo è stato e ora lo sarà nuovamente nella sua sfida: la serie A.
Eppure non è cambiato nulla, Beppe è sempre "Beppe nostro". Nostrano, istintivo, ma soprattutto umano. Le sue parole vanno ai ragazzi, le sue parole ci toccano il cuore quando ci dice: "volevo essere io a dirvelo, non volevo leggeste un comunicato dell'ANSA". Questo è l'uomo che ha rapito i nostri cuori, l'allenatore che ha portato ai vertici il Varese, promozione dopo promozione, lavorando sempre in modo silenzioso, umile, metodico. E i suoi ragazzi hanno imparato a diventare uomini prima che grandi calciatori. Mai un gesto contestabile o una parola fuori posto. Mai un comportamento da idoli, anche se tali sono diventati nella nostra anima. Il segreto è questo: rimanere uomini, persone normali, lavorare duramente per provare a raggiungere obiettivi insperati. E chiunque abbia avuto l'onore di lavorare con questo splendido uomo ha imparato la lezione. il ricordo che si ha di Sannino è quello reale, modesto, legato ai gesti semplici, alle parole schiette, a quel motto che l'ha reso famoso e che è diventato il leit motiv di tutta una città: Fun Cool.
E' con le lacrime agli occhi che mi trovo qui seduta a scrivere parole d'addio che mai avrei pensato di poter pronunciare, sapevo che avrebbero lacerato il mio cuore di tifosa, ma sapevo che le stesse parole avrebbero provocato orgoglio: quest'uomo ci ha insegnato che solo con la schiettezza e la semplicità si può ancora crescere nel calcio. Io quest'uomo l'ho conosciuto. E mi ha insegnato tanto. Mi ha insegnato a soffrire, a correre, a buttare il cuore oltre ogni ostacolo. A vedere il calcio con occhi diversi, a credere nelle persone e a leggere nei loro occhi la purezza interiore.
Beppe, tu ci hai lasciato un bagaglio pesante da dover gestire, il tuo addio, verso una crescita professionale che di certo ti porterà ancora più lontano, ci intristisce ma ci rende orgogliosi.
Non posso parlare per altri, ma posso dirti ciò che sento nel mio profondo: ti sono grata, caro Beppe, per aver lottato con l'animo pulito in un mondo che ad oggi sembra sempre più facile da sporcare. Tu ridai fiducia a chi nel calcio vede solo ombre. Tu ci regali la luce, quella interiore che ci consente di vedere orizzonti spalancati davanti a noi.
Caro Beppe, la tua schiettezza ci ha dimostrato che il modo migliore per combattere è con il sudore: della fronte e dell'anima, mai paga di soddisfazioni ma orgogliosa di poterne ottenere.
Beppe, che dire: so che a Siena sarai l'idolo dei tifosi, che troverai un gruppo pronto ai tuoi ordini. Qui la modestia devi lasciarla un po' da parte, almeno nell'approccio: le tue gesta parlano per te. Non sei più il signor nessuno. Rimani Sannino e sono sicura che anche là, tra le verdi terre della toscana, in molti proveranno a storpiare il tuo nome, per farlo rinascere ancora una volta come San-Nino, l'uomo del miracolo. Perchè tu ci hai abituati così, a fare miracoli, a moltiplicare pochi pani e pesci e farli diventare uno sfarzoso banchetto per tutti i commensali. Fuor di metafora, caro Beppe: tu ci regali ogni giorno un motivo per continuare a migliorarci. E concludo, queste mie poche righe con un monito, che è tuo: "Sannino è Sannino" e il giorno che qualcuno dovesse farti cambiare, tu opponiti. Rimani ciò che sei, rimani l'uomo della porta accanto, rimani umile tra la gente, ma sempre unico tra gli unici.

sabato 4 giugno 2011

I miei ragazzi meravigliosi... altro che calcio champagne!

Eccomi qui, a pensarvi quasi in procinto di partire per la seconda parte del viaggio verso il sogno. Eccomi qui a sfogliare pagine, alcune importanti per il mio futuro, altre solo dense di ricordi che vi riguardano. Un po' di nostalgica amarezza per questo brusco stop della mia avventura tra voi, imposto dagli eventi, che peraltro ripeterei in toto, a testa alta, coerente con ciò che penso e con ciò che ho sempre fatto. L'affetto che mi lega a tutti voi, ragazzi miei, a persone che hanno riempito il mio cuore di ricordi è inalterato.
Mi ricordo come fosse oggi il primo giorno tra di voi. Mi sembra così lontano a volte, mi sembrate così cresciuti da allora, diventati uomini oltre che bravi calciatori.
E tra poco più di un'ora inizia il viaggio che vi porterà a Cerea, su quel campo voi dovrete giocare con il cuore e mettere in scena quel talento che vi ha trascinati, prima sul campo e poi nell'anima dei vostri tifosi.
Perchè voi siete uomini umili, perchè il calcio è fucina di tante storpiature del carattere a volte: ma voi no, non siete caduti nella rete degli pseudomotivatori. Siete rimasti illesi nello scontro tra titani che vi ha visti protagonisti di un anno meraviglioso e avete dimostrato sul campo che il lavoro, alla fine, paga sempre.
E il Boldo, su quella panchina, su cui ha lasciato il cuore, lascerà un'eredità pesante da gestire. Due anni di sofferta lotta, domenica dopo domenica, in piedi su quello spicchio di campo che a volte faticava a contenerlo. Lui, portiere con la testa sempre sugli schemi, vi ha guidati in una sfida imponderata, in un percorso su cui proprio pochi avrebbero scommesso. Ha colto in ognuno di voi le doti migliori e anche i punti deboli, su cui lavorare e sui quali attaccarvi per poter ottenere sempre il massimo.
Mi ricordo, come fosse ieri, il primo incontro con il Ripa: pantaloncini arrotolati in una calda giornata estiva, quello sguardo pulito e schivo, accompagnato dalla gentilezza nelle sue parole e soprattutto dei suoi gesti. Ho subito pensato che fosse un po' stravagante, con quei capelli spettinati, ma nel suo sguardo la determinazione di volersi imporre, di voler dimostrare, a volte a modo suo, facendomi perdere anni di vita in tribuna, il suo valore. E a contendergli il posto, dopo l'intellettuale Teruggi, che ha lasciato in cerca di continuità maggiore, un compagno d'avventura stimolante, perchè anch'egli da maglia a cifra singola. Xavier, nome quasi esotico, con quegli strani copricapi che mi hanno fatto tanto sorridere, a scoprire un volto pulito e un potenziale tecnico degno del suo compagno di avventura: ardua scelta per Boldini, tra i due portieri a disposizione. Ed entrambi hanno timbrato il cartellino anche negli straordinari, ogni volta che, chiamati in causa, hanno regalato emozioni e parate da manuale ai tifosi che li adorano. Di Lele Baldo è troppo facile fare elogi e allora voglio partire dalla stagione scorsa, che lo ha visto infortunarsi proprio all'apice del successo. Difficile fare ipotesi sulla sua completa ripresa, ma Lele ha lottato come un leone, un mastino scatenato contro la sfortuna. Solo chi non aveva conosciuto la sua tempra poteva parlarne come di giocatore alla fine di una carriera. Ma è lo stesso Baldo che abbiamo visto vittorioso in ogni intervento in quasi tutto il campionato giocato dal primo minuto? Si è lui, coriaceo, preciso, puntuale, una bandiera per i compagni, un punto di riferimento per il reparto, una spina nel fianco degli avversari. E con lui il capitano, Cecco Lanza. Che a vederlo ti sembra mansueto, ma in campo si trasforma. Imponente la sua presenza, la sua guida sui compagni. Le sue parole mai a caso, che all'inizio potevano sembrare rimproveri senza senso: appena arrivato ha subito messo in chiaro la sua leadership. Esperienza e imbattibilità aerea ne hanno fatto un'icona di questo Verbania. Accanto a lui sono due i giocatori che più spesso si contendono un posto: da una parte il talento verdeoro Cagnini, giocatore stilisticamente perfetto e tatticamente educato ai movimenti di Boldini. Duttile, sia in difesa che a centrocampo. Umile, di poche parole: sono i fatti a parlare per lui. Stagione altalenante, combattuta tra infortuni e scelte tecnico-tattiche che spesso l'hanno fatto sedere in panchina. E da gennaio, il regalo che mai speravo di poter ricevere. Un giocatore che era rimasto impresso nella mia labile memoria calcistica. Qualcuno lo chiamava "solo polpacci", ma Pippo Biscuola è molto, molto di più. Arrivato nel momento più difficile, aveva scontato una squalifica che avrebbe demoralizzato chiunque al suo posto. Ci ha messo poco a farsi amare dal pubblico: la partita contro gli ex, gli avversari storici del Verbania, che lo vedono svettare imperioso e andare a segno, salvo poi dover abbandonare il campo e rientrare successivamente con quella maschera nera, degna dei gladiatori. Pippo Biscuola, un calciatore potente e un ragazzo sensibile, che ha accettato di rimettersi in gioco da subito. Prima contro il timore della squalifica e poi contro il dolore fisico. Imperator! E stiamo per arrivare alla sinistra della difesa. E mi rifaccio alle ultime formazioni, perchè da questa parte sono passati molti dei giocatori agli ordini di mister Giancarlo. Ma ora quella fascia è affidata a Fabio, alias "il Maldini di Verbania", Ramalho. Un cognome che sembra volergli affibbiare a tutti i costi le movenze brasiliane. Un giocatore giovane, di poche, pochissime parole, che però basta incrociare il suo sguardo per capire e leggere nei suoi occhi blu come il cielo la determinazione, la cattiveria calcistica, la voglia di far bene. Sempre mista a un po' di timore, ma in campo partita dopo partita, pur con qualche inevitabile momento no, ha regalato momenti da archiviare. Come nell 'ultima contro il Cerea, quando dopo la discesa in fascia dell'avversario, lo recupera, lo lascia sul posto, rubandogli la palla e uscendo dalla propria area con il piglio degli eroi. Un ragazzo che di certo promette bene, che non sono riuscita a conoscere al di fuori dal rettangolo di gioco, timido e riservato, come ogni campione. E che dire, da un giovane di belle speranze, a un giocatore che forse giovanissimo non è più, ma che mi sembra pura eresia il fatto che possa appendere le scarpette al chiodo. E lui è il Nico. Tutti sanno che di questa formazione lui incarna il prototipo del mio calciatore ideale, per tanti motivi, ma soprattutto perchè, due anni fa, la prima volta che lo vidi giocare mi fece esclamare:"ma chi è: Cambiasso?". La prima partita, movenze da fuoriclasse, posizione in campo impeccabile e soprattutto lanci millimetrici a servire i compagni. Diventava notizia il suo lancio sbagliato. Ecco, il Nico è questo ma tanto altro. Trascinatore all'occorrenza, ordine e sicurezza a centrocampo. Con colpi da manuale che strappano applausi e una tempra dovuta all'esperienza. Qualche acciacco lo ha un po' demotivato, lasciandolo a soffrire in tribuna o in panchina, ma Nico: tu sei calciatore nell'anima. E l'altra parte di sviolinata è in arrivo per il suo sostituto naturale a centrocampo, nonchè compagno di mille avventure. Lo avevano definito "troppo lento" all'inizio, credevano fosse stato un azzardo e invece ha stupito gli scettici facendoli diventare ultras personali. Lui è Ronald Rabozzi, il re delle punizioni, quasi un Andrea Pirlo dai quaranta metri e un Gattuso a centrocampo. Le sue parabole sopraffine hanno messo un bel sigillo a questo campionato, facendomi diventare preveggente, ogni volta che ha messo a terra quel pallone e si è cimentato nel tirare la punizione. Un eroe che ora è stato disarcionato da cavallo da un fastidio tendineo, che soffre a vedere gli altri giocare, mentre lui deve rimanere ai margini. Ma signori: che giocatore. E adesso, dopo pura tecnica passiamo all'estro e alla velocità, ai colpi che non ti aspetti e alle giocate ubriacanti. Perchè queste sono le caratteristiche di Ciavarella e Di Iorio. Giocano da esterni: alti, medi bassi.... ovunque li metti interpretano la partita. Mentre Teo è più ordinato, metodico, veloce, in grado di ubriacare sul posto l'avversario prima di farlo sedere e scappare con il pallone,dirompente nelle discese in fascia, Ciava è più imponente nell'uno contro uno, usa i piedi come le mani, fa girare il pallone a suo piacimento, diventa la spina nel fianco degli avversari quando si inventa magie balistiche e arremba nell'area avversaria a cercare il proprio gol. Poco sfruttato, artefice di una stagione sfortunata il Maio. Fascia da capitano in onore della gara contro la squadra del cuore, la Sampdoria, ma poi una stagione discontinua. Problemi fisici gli impediscono di poter avere quella continuità che serve alla squadra e a lui stesso per dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, che è diventato un centrocampista di livello, con propensione offensiva. Più volte Boldini l'ha schierato nel tridente, e ogni volta il buon Maio ha scritto la sua pagina di partita. E con lui Violi, più acerbo, ancora all'inizio della sua "carriera", ma con caratteristiche degne di lode nel suo repertorio. Un giovane che non deve perdere la testa, ma che lavorando duramente potrebbe diventare fondamentale per molte squadre. Ora siamo pronti per l'attacco finale. Con la squadra quasi in viaggio per Cerea voglio spendere qualche parola sul tridente che, gioco forza, anche domani dovrebbe solcare un campo difficile. E parlo di quelli che bonariamente e ironicamente, voglio sottolinearlo, qualcuno ha chiamato la banda Bassotti: avercene, aggiungo io. Sto parlando dei gemelli Fernandez e di Tiboni. Andrea e Marco, che ancora qualche volta, fuori dal campo, faccio fatica a distinguere, li ho amorevolmente soprannominati "Piccoli Lord". Mi hanno sempre stupita per la loro educazione, per il loro modo pacato di porsi agli altri. Ma... in campo: che trasformazione! Piedi divini, movenze da fantasista Andrea, da predatore dell'area Marco. Entrambi hanno nel loro repertorio gestualità che in pochi sanno realizzare. il gol siglato a Omegna lo ricordano ancora in quello stadio, i passaggi al bacio scambiati con i compagni, i dribbling ubriacanti agli avversari: sono quelli che fanno accelerare i battiti. E se già loro hanno i piedi fatati, domani Tiboni completerà il terzetto. Questo giovane, con la faccia pulita e il sorriso furbo ha sofferto i campi pesanti del lungo inverno, ma dopo l'esperienza di Fiuggi, al rientro anche dalla convocazione in Nazionale sembra rinato. Occhi interessati lo stanno seguendo, io lo supponevo. La classe in lui è evidente e soprattutto è sbocciata in tenera età: e quindi ha una strada spianata davanti a sè. Tiboninho caro, questo è il mio consiglio: non farti mai portare sulla cattiva strada dalla gloria, non ti montare mai la testa, non credere di essere mai arrivato in alto. In questo mondo di imparare non si smette mai. Se avrai l'umiltà di continuare a lavorare duramente di certo potrai arrivare dove desideri: il giorno in cui ti dirai, ecco, sono arrivato, quello sarà il giorno dell'inizio del declino. Mi sento un po' "mamma" a dirti queste parole, ma ho sentito e seguito tante storie di ragazzi catapultati in un mondo più grande che hanno perso la bussola.
E dopo la "predicozza" ecco tornare sui giusti binari, per toccare con mano il vertice del tridente del Boldo: Tonati e Dainese. "Pippo mio" arriva in estate, un bagaglio di esperienza da mettere a servizio della squadra. Velocità, spirito di sacrificio, umiltà, intuito in area: ma la stagione è difficile. Il gol latita e piovono critiche che il nostro Tona supera, lavorando a testa bassa e sempre e soltanto a servizio della squadra. Un pendolino, in ogni zona del campo: quanti chilometri percorsi a recuperare palloni, ad impostare il gioco al centro o in fascia. Ma il gol, mannaggia, sembra proprio non voler arrivare in modo frequente come tutti si potevano aspettare. "Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore... un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia"... così cantava De Gregori e queste sono le parole che meglio ti descrivono. Ma domenica, il tuo gol, ha fatto scendere una lacrima. E l'abbraccio della tua squadra ha rigato anche l'altra guancia. Sono dolorante al pensiero che uno stupido cartellino rosso abbia interrotto una stagione travagliata, proprio quando potevi prenderti qualche stralcio di campo. Ma anche questo è il calcio. E un destino simile lo sta vivendo bomber Dainese. Classica punta di peso, come i gol pesanti andati a segno, come quel rigore calciato con la caviglia dolorante. Motivatore, un po' showman con i compagni nei momenti di svago del pre-partita. Una classe che non stenta ad emergere e un infortunio proprio nella penultima fatica, che ti tiene lontano dal campo. Ma so che sarai nuovamente su quella panchina domani, pronto all'ennesimo sacrificio se dovessi essere chiamato in causa, pronto all'ennesimo "presente" per stare con i tuoi amati compagni e dare il tuo prezioso contributo. Così come Alex, peperino esterno, che è riuscito a sgusciare tra le maglie difensive avversarie creando quel terremoto in area che sconvolge e produce smarrimento anche nei difensori più esperti. Non hai avuto molto spazio quest'anno, ma non demordere, hai campi verdi sterminati di fronte a te. E un pensiero che vuole raggiungere tutti i giocatori che a turno, dalla Juniores, si sono sedui su quella panchina. Lipari, Romano, Zampini, Finotti, Magni ... non ho avuto il tempo di conoscervi a fondo, ma ho apprezzato le vostre prodezze che per il secondo anno consecutivo vi hanno portati in vetta al campionato.
E, voglio concludere tessendo le lodi di chi ha lavorato con voi su quel campo. Il Bolzo, che vi ha fatti correre fino a "sputare sangue" per farvi arrivare in grande forma anche con i primi caldi estivi e il Boldo.
Un uomo, un maestro d'orchestra e di vita, uno scudo erto a proteggervi ogni volta che ce n'è stato bisogno. Un allenatore con gli attributi, capace di far uscire il massimo da chiunque. Un allenatore che non si basa solo sul gioco in campo, un allenatore che valuta l'uomo in ognuno di voi, che vi sprona a far sempre meglio, che vi "tortura" seguendo a gran voce ogni vostro passo.
E queste ultime parole, vanno proprio a lui: non mollare mai.

venerdì 3 giugno 2011

Arrivati al traguardo ... ma se fosse l'ultimo?

Manca poco, pochissimo, un nulla al mio traguardo, eppure qualcosa mi sta provocando quell'ansia che non è la classica forza interiore, non è l'angoscia heideggeriana che comunque guida l'uomo nella consapevolezza della vita. E' un sentimento strano, di inadeguatezza, di non essere all'altezza, o forse semplicemente di stanchezza atavica che trascino ormai da cinque anni, ma concentrata soprattutto negli ultimi due. Mesi senza sosta, densi di rinunce e sempre con gli occhi verso la meta. Meta che sembra essere lì, pronta ad essere raggiunta, sorpassata, lasciata alle spalle per nuovi traguardi: ma sarà proprio così?
Questa sensazione che mi accompagna sembra non volersene andare, nemmeno razionalizzandola riesco a capire se è dovuta ad eventi reali o solo a paranoie mentali.
Quello di cui sono certa è che la mia scelta l'ho fatta consapevolmente, con la voglia di costruire su questa un futuro: non è una scelta di comodo, un ripiego, un modo per prendere tempo. Questo è il punto chiave: la mia passione può avere anche facce diverse, ma si concentra sull'unico obiettivo, quello che è capitato nella mia vita, ma che poi ho scelto. E ora mi sembra che tutto vacilli sotto i miei piedi...

giovedì 26 maggio 2011

Incredibile romantica...

Non vedo cosa ci sia di male a sperare in un mondo abitato da buoni pensieri, da successi, da persone sincere e amicizie vere.Il male lo provi quando ti rendi conto che stavi sognando un mondo utopico, un sogno ad occhi aperti, forse favorito dal modus operandi del mio carattere.
Una settimana densa e intensa, e altre mi aspettano al varco. Qualche delusione dietro l'angolo ci sarà ancora, ma io saprò affrontarla con la stessa energia?
Vorrei tanto poter contare sul guerriero a cavallo che dicono vesta in azzurro a volte, pronto a ergersi a difesa della propria anima, ma quello strafottente ha preso un aereo ed è volato lontano, ancora una volta.
E quindi eccomi, di nuovo, a combattere sola ogni mia battaglia. Con le poche forze rimaste in circolo, con lividi ovunque e ferite lievi, che rallentano ogni mio gesto.
Eppure tutto sarebbe così bello se potessi tornare a sognare.

lunedì 9 maggio 2011

Il significato delle parole

Qualcuno diceva "ferisce più la penna che la spada". Ebbene è vero. Perchè per chi sa usare le parole è molto semplice andare a toccare quei nervi scoperti. Ma per chi con le parole ha poca dimestichezza, è anche facile travisare il significato che un significante invece vorrebbe trasmettere.
Di solito capita quando si è prevenuti o male informati.
Se le parole possono andare a colpire nell'intimo è perchè quell'intimo è scoperto, pronto ad essere colpito. In altri termini, chi ha la coscienza adombrata da nuvole minacciose, legge nelle parole altrui significati che non esistono, completamente travisati o inventati.
Ma questo non dovrebbe stupire, a fronte della rilettura di tante altre parole, pronunciate credendo di poter convincere prima di tutto se stessi e poi, forse gli altri.
Ne ho sentite tante di parole ultimamente, vaneggiamenti di chi usa capri espiatori per paura di aprire gli occhi e trovarsi il pericolo in casa, il Giuda tra i propri adepti, per paura di scoprire che il potere che si credeva di avere si sgretola di fronte al buonsenso.
Accuse infamanti, basate sul nulla, sulle supposizioni di menti per cui le parole, protagoniste di questo post, non sempre hanno un significato univoco. Ma purtroppo non si possono avere dalla propria parte tutte le virtù. Soprattutto quando la mancanza di una di queste viene sbandierata come pregio, urlata ai quattro venti, senza rendersi conto di aver lanciato un boomerang che prima o poi tornerà al mittente, colpendolo nel profondo.

sabato 16 aprile 2011

STRAVOLGIMENTI

Sono state settimane difficili le ultime. Tutta la mia vita, la mia progettualità, stravolta dagli eventi. Se già ero di buon passo indirizzata verso il traguardo, ora la maratona devo correrla con l'intensità di un velocista, per arrivare al traguardo in tempo. Ma avrò energia e fiato?
Ma come ogni volta che mi pongo di fronte al traguardo con mille strade da seguire in parallelo, il destino interviene, facendo in modo che qualcuna di quelle si chiuda o non sia più percorribile.
Questa volta posso dire: chiusa per troppo amore. Perchè non sono capace di evitare di scrivere in preda all'emozioni delle gesta eroiche e straordinarie di un gruppo fantastico.
E allo stesso tempo odio l'incoerenza e l'opportunismo di alcune persone, pronte a cambiar bandiera  nel giro di pochi minuti.
E anche se qualcuno in passato mi ha accusata di opportunismo, non mi riconosco in questo profilo. Non ne avevo bisogno. Sono arrivata dove potevo con le mie sole forze e ho raggiunto traguardi inimmaginabili solo perchè credo in quello che faccio. Se avere una sola faccia è reato, allora arrestatemi.
Io non cambio idea a seconda degli eventi. Ho le mie convinzioni, ho una testa, per fortuna, che ragiona e che difficilmente può essere piegata all'altrui pensiero e soprattutto ho un cuore che scandisce con il suo battito ogni mio gesto. E le illazioni proferite nel silenzio e nell'ombra, mi scivolano addosso dopo avermi aperto gli occhi.
Lavoro per amore e passione, in ogni mio singolo atto c'è tutta me stessa, l'ho fatto senza pretendere in cambio ciò che era dovuto. Ma ho ricevuto molto di più di ciò che potessi aspettarmi e ciò che ho provato io in questi giorni, altri non sanno nemmeno cosa vuol dire e non sanno dare a piccole cose il giusto valore.
E se questo di me è arrivato al cuore di qualcuno mi posso ritenere ampiamente soddisfatta.
Trovarsi in lacrime di fronte alle vostre parole, non mi fa vergognare, ma mi rende consapevole di quanto tengo a voi.
Impazzire nell'esservi lontana, non potervi vedere solcare quel campo, non poter gioire con voi al coronamento di quello che è un miracolo calcistico, mi devasta.
Ma la gioia è solo rimandata, perchè sono certa che riuscirete a raggiungere quello che potrebbe diventare il vostro sogno, fatto di sudore, fatica, ossigeno bruciato a pieni polmoni.
Orgogliosa di amarvi, orgogliosa di aver raccontato la vostra storia, orgogliosa di VOI.

giovedì 24 marzo 2011

Tanti auguri!

Oggi, un po' di anni fa un bimbo emetteva il suo primo respiro in questo mondo. Oggi ripenso al destino, che ha fatto si che le nostre strade si potessero incrociare.
Non sempre l'incontro di due anime produce quello sconvolgimento che invece si è verificato nella mia anima.
Anima e non semplicemente cuore, proprio in fondo al pozzo che racchiude i miei desideri improvvisamente è comparsa la luce.
E da quel momento tutta la mia vita ha assunto una nuova forma, i miei pensieri farneticanti si sono trasformati in progetti di vita, alcuni realizzati, altri semplicemente in procinto di trovare l'energia per poter prendere vita.
E tutto grazie alla sensibilità che ho scoperto in parole scritte in un luogo ameno, che mai avrei potuto scoprire se non guidata dalla tua presenza.
E quelle parole hanno fatto breccia nei miei pensieri, rendendoli vivi, facendogli assumere una forma corporea e sempre più nitida.
Da li è ricominciata la mia vita, da li forse sono rinata in un continuo turbinio di emozioni.
Sorrisi e lacrime spesi a formare il mio vero io, la mia identità tessuta, scucita a volte e ripresa dall'ultimo punto utile. Grazie a te ho ritrovato me stessa, ho imparato a credere in me stessa, non senza qualche brutto scivolone, non senza scontri, non senza qualche ferita che sono riuscita a rimarginare.
Grazie a te ho imparato a cercare il significato più profondo delle cose che mi accadevano, grazie a te ho imparato a guardare il mondo e la sua immagine, come riflessa in un mare immenso, calmo.... che alla fine riflette il cielo!
Tanti auguri amico caro!

lunedì 14 marzo 2011

Un gruppo che ancora mi emoziona, calcisticamente parlando.

Quello che mi ha sempre colpito del Verbania che conosco è la grande abnegazione messa in campo da questi ragazzi straordinari, a volte in modo ancor maggiore rispetto alle reali possibilità di un organico che si trova a lottare per i playoff di Eccellenza, ma arruolato per garantire una permanenza tranquilla in questa categoria.
Ciò che più di tutto mi ha sempre stupita è la grande capacità del loro maestro, guida e padre putativo, a volte, oltre che allenatore di mantenere sempre alta la tensione e l'attenzione.
Qualche alto e basso nella fase post natalizia ha fatto tremare le convinzioni di chi poco conosce questa realtà. Ma non le mie.
Ieri questi ragazzi hanno messo in scena una partita che avrebbe stupito anche gli occhi degli osservatori più attenti. Hanno lottato compatti anche contro la sfortuna che ha bloccato Lanza al quarto d'ora della ripresa: uno sguardo sconsolato quello mostrato dagli occhi del capitano verbanese al momento del dolore intenso che l'ha colpito e costretto ad alzare bandiera bianca.
Ognuno di questi ragazzi ha delle caratteristiche che li rende speciali ai miei occhi, a volte prevalentemente tecnico-tattiche, ma la maggior parte delle volte caratteristiche comportamentali e morali che riempiono il mio cuore emozionato ad ogni loro partita. Difficile riuscire a rimanere impassibile, (ecco dove potete imputarmi la non professionalità, se proprio dovete) di fronte ad un loro gol, ad una loro azione o soprattutto alle critiche da cui vengono investiti, molte volte senza ragione, da parte dei troppi allenatori in tribuna.
La mia voce rimarrà distinta in loro difesa comunque vadano le cose, così come si romperà al pianto per l'ottenimento di quell'obiettivo che farebbe sognare chiunque. Ma non tanto per l'obiettivo in sè, quanto per la gioia che so proverebbero, a rimborso di tanta fatica messa in campo durante tutta una stagione.
E ancora una volta voglio ricordare che la mia voce è incondizionata da qualsiasi vincolo, sono libera di esprimere ciò che sento e questo è ciò che sento: sono orgogliosa di essere stata accanto a questi ragazzi, che uno per uno hanno riempito il mio cuore da stupida, emotiva e sentimentale donna che ama il calcio e che ha scelto questo sport come professione, anche se la stanchezza di dover sempre ribadire e confermare ciò che altrove è dato per assodato, comincia a prendere il sopravvento.
Ragazzi miei continuate sempre con questo entusiasmo pulito a giocare su quel campo, vorrei vedere ogni domenica l'entusiasmo di chi esordisce con voi per la prima volta (una parola per Lipari: sei stato davvero grande) ma è come se fosse da sempre parte di quel gruppo, che si chiude in un abbraccio a sostenere il nuovo arrivato.
E concludo dicendo un grazie a chi questa squadra l'ha plasmata, credendoci sempre, a chi questa squadra ha dato tutto il suo cuore di tecnico. Perchè di questo sto parlando. Di calcio. Il resto è noia.

COSA CI STO A FARE QUI

Ieri è successo di nuovo. Apprezzata da estranei e messa da parte da chi inceve potrebbe di tanto in tanto riconoscere almeno l'impegno, se non il risultato, di ciò che viene fatto.
Non posso continuare. Io lavoro sospinta dalla passione, quando questa decade tutto diventa inutile.
Non sono nessuno, non ho mai usato titoli per descrivermi, ho sempre aspettato di essere apprezzata solo per il lavoro e i risultati ottenuti. Ma evidentemente anche questo è dato per scontato.
E allora tutto decade. Se non mi batte il cuore ma si scatena solo rabbia, dovrò abbandonare il mio progetto.
Se chiunque sembra avere più importanza, vuol dire che la mia presenza è inutile. Se chiunque, senza un minimo di competenza si sente libero di sindacare e mettere in dubbio anche l'ovvio ... mi chiedo: ma che ci sto a fare?

giovedì 3 marzo 2011

Pura emozione, nel bene e nel male...

Forse oggi riesco a riprendermi dal turbinio di emozioni che ha preso forma nel weekend.
Ormai il fine settimana è dedicato al calcio, lo sport che amo e per il quale a volte annullo tutto il resto.
Con il Varese di scena a Novara, mi sono trovata di fronte allo schermo a sussultare per ogni azione biancorossa... poi il gol azzurro e poi però la magia del solito Eros, bestia nera di questo Novara targato Tesser. La domenica è invece dedicata al mio Verbania. E proprio la parola MIO sta subendo degli scossoni ultimamente.
Ancora una volta devo sgomitare, ancora una volta bisogna partire da capo, perchè sembra che qui le donne siano ancora una presenza estranea a quello che è la normale quotidianità.
Mi da fastidio questo atteggiamento, perchè l'essere donna diventa più importante dell'essere professionale o professionista.
Ed è per questo che a volte mi chiedo, che cosa ci sto ancora a fare qui. Eppure le sfide mi piacciono, mi fanno sentire viva e dunque andrò avanti in quella che ora si è trasformata in una missione, il cui contenuto però rimane segretamente celato.
Una domenica amara, con l'unica nota positiva: i miei calciatori che giocano il calcio che mi piace tanto.
E come se il weekend calcistico non dovesse mai finire,lunedì mi aspetta il tempio del calcio, quel S.Siro che ogni volta mi commuovo quando arrivo al posteggio.
Qui mi sento a casa, avvolta dall'abbraccio e dall'affetto di tante persone a me molto, molto care. Coloro che hanno fatto si che io potessi realizzare il più grande sogno.
E il Milan vince, in modo imperioso, quasi a volermi far sorridere per forza. Ibra, Boa, Pato...insomma il classico risultato che coinvolge tutti e che a e, come sempre, fa sgorgare lacrime di gioia.
E non finisce qui. Martedì il cartellone prevede Varese-Crotone.
Ovviamente emozionata, all'entrata dello stadio distribuiscono la Provincia e il suo inserto: Il Biancorosso.
Ecco l'apice del mio commuovermi. Apro il giornale cercandomi. Si, perchè grazie a Filippo, che evidentemente ha visto in me qualche cosa di positivo, ho potuto riempire la mia prima pagina dedicata al Varese. Il mio faccione accanto a quello di Sannino, una presentazione immeritata ma che apprezzo oltremodo, la stretta di mano di un tifoso dai capelli bianchi, che mi riconosce e mi dice "Brava signora!".
Tutto questo è impagabile.
Ancora una volta mi soffermo a pensare e mi rendo conto che in ogni passo fatto in questo mondo, ho avuto accanto un angelo custode che ha sollevato ogni mio passo, che mi ha sorretta in ogni periglioso percorso.
Ancora una volta devo ringraziare chi ha creduto in me, chi mi ha dato una opportunità. Perchè queste sensazioni valgono molto di più di alcune certezze alle quali non diamo più peso.
Grazie Filippo!
Poi il Varese ha pareggiato, giocando una partita e dominandola nel conto delle azioni. Qualcosa mi fa pensare che questa squadra lassù possa infastidire altri blasoni. Personalmente ritengo che il risultato sia stato influenzato grandemente da una conduzione arbitrale non all'altezza (perchè dire in malafede è sempre opinabile), oltretutto sotto gli occhi, ricoperti di insulti, proprio del designatore arbitrale.
E anche questo è il calcio.
E si è conclusa con una pizza in compagnia la mia folle serata varesina, la settimana calcistica e l'emozione di poter fare quello che più mi piace, senza aver paura di dover dimostrare sempre e per forza che per stare in questo mondo ci vogliono "altri" attributi.

mercoledì 23 febbraio 2011

Va' dove ti porta il cuore

"E' facile sentire che ogni presentimento è una fatasmagoria: infatti come si può sentire ciò che ancora non è?" Queste parole sono di Kant, filosofo presente in modo fin troppo concreto nell'ultimo mio anno di vita e studio. Sono riuscita a rileggerlo per l'ennesima volta, scoprendone altri preziosi dettagli.
Bene, ma questa frase devo contraddirla. Essere razionali a priori non porta mai per forza alla verità. Sono i sentimenti, le emozioni che si provano inconsciamente a dettare le nostre azioni, sempre che la nostra ragione non ne voglia impedire lo svolgimento.
Non esiste una spiegazione razionale a tutto, ci sono situazioni che solo il cuore può interpretare, o l'anima inconscia che più volte ci avvisa con segnali inequivocabili.
Esser razionali sempre porta a non uscire dal semintao, ma non coincide con la felicità.
Ho ascoltato parole importanti in questi giorni, che se fossero state analizzate solo dalla mia ragione mi avrebbero mantenuta con i piedi per terra, invece mi sono alzata in volo. Un volo pindarico, fatto con ali di cera, consapevole della brevità di questo stato d'animo. Poi ritornerò con i piedi per terra, pronta a ripartire.
Già perchè molte cose stanno cambiando. Quest'anno è stato foriero di novità, belle e brutte che mi hanno cambiata molto, un'altra volta.
E ora cavalcherò il mio presentimento senza chiedermi dove questo mi porterà. Andrò dove il cuore vorrà portarmi.

domenica 20 febbraio 2011

MI CONSENTA ...

Queste parole le voglio rivolgere all’ideatore del Milan che conosco, che mi ha appassionata, che da un quarto di secolo (ma anche prima) mi rende orgogliosa di questi colori.
Ricordo ancora gli elicotteri planare all’Arena di Milano, mi ricordo ancora quell’uomo che nel suo messaggio aveva già costruito la squadra più titolata al mondo.
Vincere e divertirsi, il binomio che ha caratterizzato il Milan stellare, quello degli “Invincibili”, compresi i momenti bui e la recente storia.
Il Milan è amore puro, che si presenta sotto mille sfaccettature, ma che viene incanalato verso un solo obiettivo: essere sempre al vertice.
La volontà, la passione di un uomo sono stati il punto di partenza per un’epopea calcistica che il mondo ci invidia.
Mi sono appassionata al Milan di Sacchi, mi sono emozionata al passaggio di testimone da Franco Baresi, il primo capitano che ricordi, a Paolo Maldini, l’uomo che più di tutti ha fomentato la mia passione rossonera.
Sono cresciuta con il sogno di poter vivere da vicino parte di questa storia e piano piano sono riuscita a realizzare qualcosa che pensavo non fosse nemmeno lontanamente vicino alla più piccola utopia.
Un uomo che ha stravolto le dinamiche del calcio, della comunicazione sportiva, che ha trasformato una squadra di calcio in una famiglia, in una azienda strutturata sotto ogni minimo dettaglio.
Mi sono laureata proprio parlando di questo stravolgimento, di questa storia meravigliosa che si chiama Milan.
Un quarto di secolo incredibile, anche se non sempre i risultati sono stati quelli sperati. Siamo stati Invincibili, ma non infallibili. Siamo stati chiacchierati nei momenti più bui del calcio italiano, ma ci siamo sempre rialzati, anche grazie al costante impegno di tutte le persone che lavorano per questo grande marchio.
Mi consenta, dunque, voglio dire Grazie per questi 25 anni meravigliosi!


(Foto: http://www.lastampa.it/)

giovedì 17 febbraio 2011

Resta in ascolto....

Eccomi di nuovo in una riflessione su me stessa. Già, perchè in questo momento sono io che non funziono. Il resto sembra aver preso il suo corso.
Ho realizzato il mio sogno, pur non potendolo accettare, sto percorrendo il cammino che mi porterà a realizzare un traguardo importante. E allora cosa non va?
Forse nulla di importante, forse semplicemente devo imparare ad essere più egoista e spietata, perchè questo è ciò che sembra andare per la maggiore.
Sono una persona sensibile, facile anche da ferire. Non riesco a far finta di nulla di fronte alle richieste di aiuto, ma poi, come sempre, quando l'emergenza finisce....ciao grazie, a mai più.
Maledetto il giorno che mi hanno dato un cuore. Dovevano darmelo già pieno, senza spazi in cui poter infilare esperienze e storie diverse.
Dovevano darmelo insensibile, duro, semplice meccanismo per la vita, non per le emozioni.
Come ogni volta lascerò che tutto scivoli via dal mio essere, cercando di trovare il modo per renderlo impermeabile a qualsiasi tipo di richiesta d'aiuto.
Perchè questo è il mondo degli spietati, questo è il mondo abitato da tante belle bamboline di plastica, attente solo ad apparire, da tanti uomini alla ricerca del loro essere maschio ormai perduto, poco inclini all'ascolto.
L'ascolto, l'arma in più per differenziarsi. L'ascolto, un coltello a doppio taglio da saper maneggiare con cura.
L'ascolto... io si ti ascolto... ma se il processo rimane univoco non ci incontreremo mai più.

martedì 8 febbraio 2011

Panchina d'Oro!

Non poteva essere altrimenti. Questo riconoscimento finalmente premia il lavoro duro, l'abnegazione incondizionata, la passione che un uomo ha regalato ad una società per farla tornare grande.
Non sto parlando di Mourinho, vincitore della Panchina d'Oro riservata  alla serie A, già noto a tutti per le sue doti inequivocabili.
Parlo di Beppe Sannino, l'uomo del miracolo biancorosso che nonostante i successi parlino per lui, sembra quasi stupito di fronte all'apoteosi di consensi ottenuta dai suoi colleghi.
Un premio che nessuno gli può contestare, anche se qualcuno ha subito sottolineato l'altra grande prestazione del Novara e del suo tecnico, Tesser, che ha riportato in provincia l'entusiasmo di una serie B lontana da troppo tempo.
Sannino è un personaggio che merita l'attenzione proprio degli addetti ai lavori, perchè in molti avrebbero bisogno di uno spirito caparbio e di un modo così naturale per gestire un gruppo di ragazzi che per lui stravede.
Lavoro intenso, sul campo, mente sempre dedicata alla sua squadra anche fuori. Quegli occhi limpidi, che non hanno paura del confronto, che non abbassa mai, segno questo di una determinazione basata non solo su capacità tecniche indiscutibili, ma su di un carattere forte e formato nel tempo da mille vicissitudini.
Un premio che valorizza ancor di più quest'uomo a cui non piace star sotto i riflettori, meglio, piuttosto, sotto la pioggia a correre per le vie di Varese, per le strade in mezzo alla gente, sempre disponibile ad una chiacchiera, ad una stretta di mano, sempre però umile, come se nessuno potesse riconoscerlo e stupito quando questo accade.
Le sue gesta sportive sembrano non aver intaccato l'uomo semplice che appare agli occhi di chi ha la fortuna di poterlo conoscere meglio.
Questa la sua forza, questo il suo coraggio nel riuscire sempre e comunque a fronteggiare le situazioni guardando la vita negli occhi.
E proprio il suo modo unico di affrontare la vita giorno per giorno, lo ha reso famoso, come il suo motto che ora si trova stampato anche su felpe e magliette che, credo presto, riempiranno lo stadio Ossola in quella Varese orgogliosa di averlo tra i suoi cittadini.
"Fun Cool", che in inglese significa divertimento, ma che letto all'italiana riassume la filosofia di chi vive sapendo che tanto "è già tutto scritto".

(foto: http://www.varesenews.it/)

lunedì 17 gennaio 2011

Unico tra gli Unici.

Beppe Sannino. Unico tra gli Unici. Demiurgo di questa squadra che stupisce, non per i risultati, ma per la gioia che esprime in campo giocando a pallone. E lui davanti a quella panchina, a urlare a squarciagola, come se la sua voce fosse la bussola che guida questa squadra, ogni volta, alla prestazione migliore possibile.
Questo Varese è la creatura divina di mister Sannino. Un gruppo di ragazzi che non sembrano i classici calciatori visti in tv. Ragazzi della porta accanto, umili sempre, gentili, con il sorriso innocente di chi vive questo sport con passione vera.
Un Varese che "mata" il Toro granata ormai scornato, con tifosi in pesante contestazione verso la presidenza granata rea di non ridare a questa squadra l'anima che fu di un tempo glorioso.
Frara prende il posto di Buba in campo, ha la possibilità di dimostrare tutto il suo valore: non tradisce, anzi sembra voler ripagare il posto da titolare con un gran gol dalla distanza, che non lascia scampo al portiere granata.
Poi il raddoppio di Dos Santos, su un capolavoro firmato Zecchin e Carrozza impressionante. E il nuovo entrato Concas, che in due giri d'orologio mette il sigillo sul risultato. "Ha un gran culo" mi dirà Sannino in sala stampa, ma in due minuti il "ragazzo" è andato prima davanti porta e poi ha gonfiato la rete, dimostrando in uno scorcio di partita la grinta che deve averlo fatto balzare agli occhi di questa società.
E Beppe Sannino, espulso dal campo si attacca alla rete, urla più che può per farsi sentire dai suoi ragazzi rinchiuso tra le mura degli spalti. E li guida, con lo sguardo, i gesti, il cuore.
Quel cuore che non lascia mai nello spogliatoio neppure durante gli allenamenti, quella mente che sembra non trovare ami pace, giorno dopo giorno.
Senza voce, ma con quegli occhi azzurri come il cielo che parlano da sè, guarda i risultati, senza esternare quasi nulla, ma basta guardare l'espressione serena per capire a cosa sta pensando.
"Questi ragazzi sono unici, parlate con loro, non con me!". Si Beppe, lascia la scena a loro, ma tu rimani in regia perchè questo Varese ha in sè la tua anima.

(Foto: Gianluca Bertoni)

venerdì 7 gennaio 2011

IN ALTO I CALICI

Un brindisi al nuovo anno, che porti via tutto ciò che di negativo assilla la mia mente.
Un brindisi che porti un po' di saggezza anche a me, per non ricadere negli stessi errori.
Un brindisi con qualcosa di secco, che inaridisca un po' il mio cuore, perchè a furia di donarne piccoli pezzi comincio a sentirmi debole.
Un brindisi a tutti affinchè si possa vivere, in questo piccolo lasso di tempo che ci è concesso, con il sorriso sulle labbra e la voglia di mostrarlo.
Un brindisi anche a te, che il mio cuore l'hai rapito. Ridammelo, non buttarlo via. Tu non ne hai bisogno,ma per me è vita.