venerdì 26 dicembre 2014

All I want 4 xmas is U

Poche parole, nello stile che rende più facile scrivere un messaggio, magari la notte, mentre le dita faticano a trovare i piccoli tasti di uno smartphone che, con la sua sola luce illumina la stanza. La notte che chiude il Natale ha sempre quel fascino magico, fatto di profumi ormai consumati, di una giornata spesa tra gli affetti. Le luci pian piano si affievoliscono, dei regali sotto l'albero rimane soltanto la carta stropicciata. Quando le emozioni sembrano quindi destinate a sopirsi, ecco che si illumina quel display, fatto di tante piccole luci, ormai sfocato dalla stanchezza....e quelle parole diventano il regalo più bello. Cullano i sogni, accompagnano le emozioni fino al cuscino, dove gli occhi pieni di lacrime si chiudono.
Sei il mio regalo. Inatteso, improvviso, talmente intenso da farmi perdere i sensi, la cognizione del tempo e dello spazio. E rimani con me anche nei sogni. Dove tutto è più semplice.

mercoledì 24 dicembre 2014

Non è Natale?

Si sentiva il profumo della cannella e dei chiodi di garofano, camminando per le strade la vigilia di Natale. Luci, gente, saluti e baci, tutto secondo copione. Un copione scritto e memorizzato nel tempo, utile in ogni occasione, da mettere in scena con il sorriso della cortesia, ultimo baluardo di una falsità latente insita nelle persone, confusa troppe volte con la buona educazione. Ma è Natale, il detto dice che i cuori di tutti diventano più buoni. Eppure cammino tra le strade di questo paese: il deserto. Ci hanno fatti diventare un'isola. Lo hanno fatto nel corso degli anni, con l'incuria, la cattiva manutenzione, il menefreghismo, la mancanza di fondi., Tutto qusto ha contribuito a far diventare questo mese degno di essere narrato in versi, come l'Odissea di quel tale, Omero, che almeno ha avuto la buona creanza di scrivere storie di eroi. Di epico qui non c'è nulla.Salvo il lavoro di quelle persone che si arrampicano sulla roccia, per delineare la via del ritorno alla normalità.,
"Cantami l'ira, o Diva, d'Achille figliuol di Pelèo funesta...". La rabbia è il sentimento che meglio descrive questo giorno. La rabbia di sentirsi in balìa di decisioni inadeguate, prese da altri. La rabbia di non poter essere liberi di vivere la propria vita. La rabbia di apprendere che siamo stati catalogati in due schiere di abitanti: quelli di serie A e gli altri, senza categoria. Mezzi alternativi in orari ben definiti dai fischi delle sirene delle fabbriche oltreconfine. Poi supportati da altri, privati (e per fortuna ci sono, per chi se lo può permettere) che almeno rendono normale la vita di quelle persone che hanno la "sfortuna" di avere orari diversi. In questo paese, esattamente come la musica d'estate, tutto si ferma al rintocco della mezzanotte e da bella principessa, Cenerentola, torna vestita di stracci, con solo quella scarpetta di cristallo in tasca, in attesa che qualcuno bussi alla porta per farle provare la gemella, caduta nella fuga dal mondo illuminato del castello. Isolati. Almeno nelle isole, quelle vere, le persone scelgono di viverci, sanno come organizzare la propria vita, lo fanno senza essere in attesa di editti contrastanti sulla riapertura dell'unica strada percorribile verso il mondo civile. ,
Stanotte è la notte dei miracoli, o almeno così dice chi crede.
Io sono razionale. Troppo forse. Ho sostenuto con forza, dal primo giorno, che ci volesse l'intervento dei nostri migliori uomini. Ma d'altronde le nostre voci, di cittadini senza categoria, non sono ascoltate. Ora, dopo un mese, si torna da dove io stessa ero partita. Ora si capisce che la burocrazia di questo paese, i patti di stabilità, i fottutissimi interessi di partito e geolocalizzazione hanno la meglio sul bene comune, che di fatto unisce le sirene delle fabbriche con le urla delle persone fino ad ora dimenticate. Ora si commenta la lentezza e l'inadeguatezza delle competenze, la mancata e tempestiva decisione di affidarsi ad altri, si paventa addirittura l'idea di potersi affidare ad un altro stato, visto che il nostro, di noi si è dimenticato. Troppo occupati a varare l'ennesima manovra che metterà in ginocchio anche le ultime speranze degli italiani, quelle legate alla singola iniziativa imprenditoriale, a quelle idee che hanno permesso a molti di poter reinventare il proprio futuro e che ora saranno costretti a subire la rasoiata fiscale che azzera, di fatto, i guadagni di una vita. Proprio un bel Natale, ricco di buoni poropositi, ricco di sogni infranti e di speranze disattese. 
Ecco cosa signifia vivere su un'isola, che tale non è: l'attesa di quel battello della speranza, che finalmente mi porti via da qui.